IL MARCHIO? È DEL LEADER (MODELLO EMILIA ROMAGNA)
Ha scomodato Walt Disney: «Se puoi sognarlo puoi farlo», ovvero se il centrodestra sogna la vittoria in Toscana, può vincere davvero. Così il leader leghista Matteo Salvini ha «benedetto» politicamente la corsa di Susanna Ceccardi alla guida della Regione. Il sogno in politica (ricordate l’«I have dream» di Luther King?) ha sempre avuto un forte potere evocativo.
L’evocazione però presuppone una visione. Che onestamente si fatica a individuare nella proposta politica di Ceccardi. Ad oggi la sua immagine è racchiusa nella lotta a Firenze per l’aeroporto, all’immigrazione e ai rom con tanto di video con la ruspa catartica del nuovo ordine sovranista: «Prima gli italiani». Che nella combattiva Susanna si declina poi
Alessandro Antichi nel campanilismo per cui ogni città o paese pretende di venire prima degli altri, per cui alla fine non si capisce che Toscana abbia in mente la leader leghista. A cominciare dai problemi delle infrastrutture, dell’alta velocità, del sistema aeroportuale e portuale, della sburocratizzazione degli enti pubblici, del rilancio del manifatturiero e del turismo e della scuola. Per non dire della sanità, la competenza maggiore delle regioni (all’incirca l’80 per cento dei loro bilanci).
Sarebbe ad esempio interessante se la Ceccardi chiarisse se punta a una sanità modello Lombardia, tutta centrata sugli ospedali, anche se di indubbia eccellenza, o modello Veneto, regione più simile alla Toscana con una forte rete di medicina preventiva sui territori. Ora ci sono tre mesi per capire le proposte concrete della Ceccardi che, come Lucia Borgonzoni,
candidata leghista in Emilia Romagna, sarà come teleguidata da Salvini, che ha scelto di passare le vacanze in Toscana. E anche questo è un aspetto che rivela il limite profondo di una coalizione che si affida ad una candidata dimezzata: non contano i programmi amministrativi ma il brand Salvini e dal suo forte richiamo elettorale.
Non è questa, a dire il vero, una novità: da sempre il centrodestra in Toscana non ha corso per vincere, forse salvo che nel 2000 quando candidò l’ex ministro Altero Matteoli (non a caso conquistò il 40 per cento dei voti, il massimo bottino dal 1995 ad oggi) ma per difendere il proprio marchio di fabbrica politica, e gli equilibri di potere interni. Basti pensare che i candidati finora sono venuti sempre dalla Costa (dal lucchese Del Debbio al grossetano Antichi) perché Firenze e l’area forte della Toscana non hanno mai saputo esprimere leadership di centrodestra forti e spendibili nel gioco complesso delle Regionali. Se questi sono con tutta evidenza gli handicap della corsa della Ceccardi, il centrosinistra sbaglierebbe — e su questo Salvini ha ragione — a ritenere la vittoria già in tasca. La sfida tra Ceccardi e Eugenio Giani è tutta da giocare. Perché in ballo alla fine non saranno i programmi, le competenze e le esperienze, fattori necessari ma non sufficienti per vincere. Decisivo sarà quasi certamente il sentimento del dopo Covid-19 con la crisi sociale alle porte. Se andiamo a rileggere la storia politica della Toscana degli ultimi anni si vede con chiarezza che dal 2014 esplode la crisi di molti Comuni capoluoghi a partire da Livorno. M5S e centrodestra danno l’assalto alla Toscana rossa che perde, una dopo l’altra, molte delle sue roccaforti non tanto per aver amministrato male (e comunque non peggio del passato) ma per non aver saputo gestire e dare una risposta alla crisi economica iniziata nel 2008. È quel vento lì che è soffiato contro la sinistra a Grosseto, Livorno, Siena, Carrara, Massa, Pistoia e infine a Pisa con l’impensabile vittoria leghista. Ora un’altra profonda crisi economica e sociale è alle porte in seguito alla pandemia. E spetterà soprattutto a chi ha governato finora la Toscana, a Giani e al centrosinistra mettere in campo una nuova idea di regione e una proposta di governo che sappia soprattutto rispondere all’impoverimento crescente e all’inevitabile rabbia della gente. Una sfida questa sì che evoca il sogno. E l’azzardo.
Paradossi In Toscana il centrodestra ha quasi sempre corso per perdere: ora che può vincere sembra a corto di idee