«Cerchiamo le chiavi di lettura, non un dibattito accademico»
Il coordinatore Romero: dobbiamo confrontarci con l’ansia pubblica
«Era importante iniziare subito. Perché dopo i loro interventi su queste pagine, il rettore Dei e il presidente Dehousse si sono incontrati per discutere su quali aree instaurare una collaborazione».
Professor Federico Romero questa unione d’intenti tra voi dell’Istituto fiesolano e l’Università si apre con una domanda: l’Europa sarà capace di superare la prova della pandemia?
«Era il momento che le due università offrissero una piattaforma di dibattito pubblico alla città. Hanno incaricato me e Laura Solito per l’Università di pensare questo ciclo di conferenze sui temi sociali ed economici legati all’epidemia».
Cosa manca all’Europa oggi, stretta tra l’incudine dei populismi e del dopo-Brexit, e il martello della ripartenza post-Covid?
«La prima cosa da fare è ciò che l’Europa sta già provando — sorprendentemente — a fare: la risposta economica massiccia di fronte al crollo delle attività produttive. Parliamo di misure pensate per una ripresa rapida ma anche strutturale, sostenibile e robusta. Visto che il problema dell’Italia è l’incapacità di crescere, dobbiamo per forza ragionare sul lungo periodo: l’Europa cambierà pelle? Diventerà un’unione fiscale? Parliamone. Poi aggiungiamoci lo sforzo della Banca centrale, che è massiccio. Tutto questo ci fa pensare a una risposta di fronte alla crisi che sembra più tempestiva, efficace e coraggiosa rispetto a quella del 2008».
Qual è il contributo che l’Istituto Universitario Europeo può offrire a questo dibattito?
«Stiamo mettendo in piedi un portale di dati socio-economici sul nuovo contesto Covid che funzioni come sito gemello rispetto a quello, già esistente, che tiene in rete le ricerche biomediche. E abbiamo appena finanziato, una settimana fa, una serie di progetti di ricerca con molti investimenti: proprio oggi ne partono 17 che svariano da temi economici ad altri socio-politico, con indagini sul mercato del lavoro che si è trovato spiazzato nel lockdown, in riferimento anche alla disparità di genere, su come gestire il diritto alla privacy in una situazione di restrizione, altri sulla operatività del Parlamento europeo di fronte a questo tipo di crisi, altri ancora sul settore aereo e della mobilità in condizioni di epidemia. Ci troviamo di fronte a un nuovo panorama: servono nuove chiavi di letture».
E questo è ciò che riguarda chi fa il vostro mestiere, in una parola: studiare. Ma studiare non basta, poi serve la politica.
«Il vero punto di svolta in questa chiave è stato il cambio di atteggiamento da parte del governo tedesco: la presa d’atto di Angela Merkel e non solo che questa crisi, sommata ad altri fattori importanti come la rottura commerciale tra Cina
e Usa, potrebbe portare il mercato europeo a disgregarsi se paesi come l’Italia e la Spagna dovessero avere delle crisi verticali. Cosa che comporterebbe un rischio profondo anche per la stessa Germania».
Ma non sembra sufficiente...
«Perché ci sono due variabili: da una parte le riserve dei “Paesi frugali”, all’interno di una dialettica interna all’Unione che sarà risolta in qualche modo. L’altra è rappresentata dal fronte sovranista: dove sono andati a finire i nazionalisti? Quelli che stanno all’opposizione come i sovranisti italiani remano da una parte, e quelli che stanno al governo come in Ungheria e Polonia sembra stiano reagendo a questo salto di qualità firmato Macron-Merkel con forme di negoziazione. Finiranno per scendere a compromessi?»
Volete aprire il vostro istituto alla città e al territorio, per toglierlo dalla torre d’avorio in cui vive da anni?
«Il nostro primo master che avrà sede in piazza San Marco, nel mezzo alla città e all’Università, è un primo passo. La collaborazione sistematica tra le nostre strutture di ricerca a partire dai temi del covid è un altro. Poi c’è il terzo: dobbiamo assumere un ruolo pubblico per promuovere il dibattito al di fuori dell’ambito accademico, fino a metterci in discussione e confrontarci con l’ansia pubblica che sta montando sui temi legati alla crisi in cui siamo finiti dentro».
❞ La svolta è il cambio di atteggiamento tedesco Sanno che senza l’Italia rischiano anche loro ❞ In Europa ci sono due fronti: i paesi frugali e i sovranisti. Si arriverà a fare compromessi?