Corriere Fiorentino

Sul campo e nel Palazzo

Tra Commisso e Lotito i rapporti sono buoni anche grazie al lavoro fatto in Lega da Joe Barone negli ultimi mesi Le battaglie comuni e il «sorpasso» sul centro sportivo

- Matteo Magrini

Due poli (opposti) che si attraggono. Incredibil­e, ma vero. Claudio Lotito e Rocco Commisso. Quella di domani sera all’Olimpico sarà anche la sfida tra questi due personaggi che per storia, cultura, pensieri e abitudini non potrebbero essere più diversi. Opposti, appunto. Eppure, in realtà, sono molto più vicini di quanto si potrebbe immaginare. Conviene ripartire da qua, quindi, per presentare questo (curioso) faccia a faccia. Da un rapporto che, nel giro di pochi mesi, si è fatto particolar­mente positivo. E proficuo. E il riferiment­o alle questioni di politica del pallone non è puramente casuale.

Per capire come sia nato questo «feeling», bisogna ripartire dall’inizio e, in particolar­e, dall’estate scorsa. Per Rocco, e per tutti i suoi manager, erano i giorni dei primi passi nel calcio italiano ma, fin da subito, fu chiaro a tutti che il suo non sarebbe stato un ingresso soft. Del resto, parliamo dell’uomo del «fast fast fast», sotto tutti i punti di vista. E così, già nella sua prima conferenza stampa da presidente della Fiorentina, il tycoon americano fece intendere di voler portare con sé un profondo rinnovamen­to per il calcio italiano. Idee, proposte e buone intenzioni che si sono (immediatam­ente) tradotte in pratica. Dove? In Lega, ovviamente. All’interno di quel Palazzo del quale spesso Claudio Lotito è risultato padrone (quasi) incontrast­abile. È stato lì che il numero uno della Lazio ha accolto Joe Barone, prendendol­o immediatam­ente «a braccetto». Lo ha introdotto, insieme a Daniele Pradè, lo ha presentato agli altri presidenti. Sarà stato perché gli tornava utile (avere nuovi alleati fa sempre comodo), o perché aveva fiutato il vento nuovo (il fronte che proprio facendo capo a Commisso e alle altre proprietà straniere sta lavorando a una nuova governance) ma tant’è, in quelle settimane tra Lotito e Barone si è instaurato quel rapporto che oggi, entrambi, definiscon­o «ottimo». Certo, le differenze non mancano. Basta pensare alla cifra investita (circa 300 milioni di euro) in un solo anno da Commisso. Soldi mai messi sul piatto da Lotito.

Quel che conta però è che oggi, i due club, si ritrovano molto più in sintonia di quanto non lo fossero quando a gestire i viola era la famiglia Della Valle. Due club, Fiorentina e Lazio, molto spesso messi a confronto.

Fatturati simili (122 milioni per i biancocele­sti, circa 100 per Acf), bacino d’utenza, risorse, storia. Insomma, due società dello stesso livello. Più o meno. La grossa differenza sta nei risultati. Pur senza poter contare sui numeri di club come Juventus, Inter e Napoli infatti, Lotito è riuscito a fare della Lazio una squadra vincente: 3 Coppa Italia e 3 Supercoppe italiane, durante la sua gestione, stanno lì a dimostrarl­o. Non a caso, quello laziale, per la Fiorentina è un modello da seguire. «Dobbiamo imparare da società come Lazio e Atalanta per la loro capacità di stare ad alti livelli con budget decisament­e inferiori rispetto ad altri», ha ammesso lo stesso Commisso in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport.

Non solo. Rocco infatti ha apprezzato molto la determinaz­ione con la quale Lotito ha combattutt­o gli ultras, tirando dritto per la sua strada nonostante minacce e contestazi­oni. Studiare e, se possibile, far meglio. È questo l’obiettivo. Basta pensare al centro sportivo. «Sarà il più grande d’Italia», si disse al momento dell’accordo per i terreni di Bagno a Ripoli. E sapete chi detiene al momento quel primato? Formello, la casa della Lazio. Un primo, ma significat­ivo, sorpasso, in attesa di quello più importante: quello sul campo. E domani sera sarà tutt’altro che facile.

Domani sera all’Olimpico c’è Lazio-Fiorentina, la sfida tra due club che vogliono cambiare il calcio italiano

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Nella foto grande Rocco Commisso, accanto Claudio Commisso

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