Corriere Fiorentino

La lady del vino e un gioiellino

- Di Divina Vitale Io Cucino piccola saletta tortellini al mignolo

Si può cenare en plein air in un borgo con mura risalenti al XII secolo. Il distanziam­ento sociale viene naturale se ti siedi ad uno dei tavoli esterni di Io Cucino, nel centro storico di Bibbona e riesci quasi a vedere il mare. Di sicuro lo puoi sentire. Ti affacci in un verde intenso che si perde nel blu del cielo, se ci passi all’ora dell’aperitivo, con grande silenzio di contorno. Il ristorante è piccolo, pochi tavoli. Con una novità, introdotta in clima Covid 19, una sorta di saletta intima, un privé, che ospita la cantina dove si può scegliere il vino e portarselo al tavolo. I menu cartacei sono stati tolti e ci sono solo lavagne con pochi piatti, molti espressi.

In cucina c’è Gionata D’Alessi (e l’aiutante Mirko) uno chef che ha maturato molta esperienza in giro tra Italia ed Europa, accanto anche ad uno dei primi gourmand italiani, Vittorio Fini: era il suo cuoco privato. Poi il «luogo eletto» come lo definisce lui, dove finalmente «Io cucino». Per il solstizio d’estate il pubblico è misto, stanno tornando i turisti. Ma

● Il ristorante si trova nel centro storico di Bibbona

● La novità è una

tra le bottiglie di vino dove si può scegliere quella che si preferisce e portarla al tavolo

● La cucina è genuina e tra i piatti i in omaggio a Vittorio Fini questo è un ristorante in cui vai perché ti piace la cucina, non ci passi per caso, è quasi nascosto. Ci sono piatti come il coniglio cotto nel tegame di pietra, l’ossobuco alla vecchia maniera dove la scarpetta è obbligator­ia, la coda di chianina, che fa parte del ripieno di tortelli di patate che ricordano proprio la cucina della nonna, del focolare.

Lo chef Gionata D’Alessi nel la terrazza del ristorante Io Cucino Piatti che ti fanno sentire al sicuro, anche fuori casa. E in omaggio a Vittorio Fini i tortellini al mignolo. Non dimenticat­evi di assaggiare la selezione di salumi di Cinta della tenuta di Toscani, allevata a Casale Marittimo, nel bosco. L’affilatura è a cura di uno dei più grandi norcini d’Italia, Bocchi di Fornovo, in provincia di Parma,

Tenuta di Arceno è di proprietà di Barbara Banke, una delle donne del vino più potenti al mondo. La sua Jackson Family wines è una società produttric­e da 750 milioni di dollari di fatturato annuo circa e 6 mila ettari vitati, più dell’equivalent­e di tutta la Franciacor­ta, solo di chardonnay: la loro etichetta bandiera negli Usa. Sarebbe facile pensare ad Arceno come a un Chianti Classico all’ammerigana, tutto morbidezza e dolcezza. Ma la Banke ha investito a Castelnuov­o Berardenga nel 1994, non proprio quando il Gallo Nero andava di moda. Inoltre ha impiegato 15 anni per trovare ciò che le interessav­a. La Gran Selezione Strada al Sasso 2017, di sangiovese in purezza, è un gioiellino di eleganza, tutto ribes rosso, melograno e radice di rabarbaro. Rotondo sì, ma alla Chiantigia­na.

(Aldo Fiordelli)

e si sente. «Sono ripartito con molta prudenza, senza alcuna previsione, convinto che fosse un anno zero — spiega D’Alessi — Ero pronto a tutto, volevo continuare a dare lavoro ai dipendenti e sostenere l’attività. La clientela mi ha dato coraggio. Ho capito che desiderava­no tornare al ristorante, il luogo ideale in cui regalarsi un momento spensierat­o. L’arrivo dell’estate ci fa ben sperare, il bacino di utenza si allargherà e possiamo lavorare bene, nonostante le restrizion­i. Sicurament­e la profession­alità ripagherà in fedeltà». C’è tanta manualità nella cucina di Gionata, no sottovuoto o mix di ingredient­i da coloro che cercano sempre di sorprender­e. Si sta coi piedi per terra con una cucina il più genuina e territoria­le possibile. «Mi interessa il riscontro umano — conclude — sono un cuoco di paese per carattere. La mia è una cucina di “manico”, poco artefatta». La cantina poi è il valore aggiunto del ristorante perché trovi vini di tutta Italia. Si predilige il piccolo produttore, l’artigiano. Una buona percentual­e sono etichette biologiche, biodinamic­he e naturali. Si può scegliere la Toscana con nomi conosciuti nel circuito artigianal­e come Stefano Amerighi oppure l’Umbria con Tiberi, storici vignaioli in provincia di Perugia. Per i più esperti si può optare tra la selezione di circa 100 etichette francesi, tutte aziende con piccole produzioni. Bottiglie che non superano i 30 euro a tavolino, per scelta.

Vini più o meno blasonati ma con carattere e coerenza, la stessa usata da Gionata in cucina.

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