«Noi insultati dai ragazzini in spiaggia»
Il difficile compito dei volontari della Croce Rossa che vigilano sul distanziamento
Se fosse un film, si chiamerebbe «il distanziatore». È il «ruolo» (senza cineprese) dei circa 200 volontari della Croce Rossa maremmana. Ed è tutt’altro che semplice.
Nelle spiagge libere che vanno da Ansedonia alla Feniglia, chiedono ai bagnanti di rispettare le regole anti Covid: parlare a distanza di sicurezza, non fare giochi sulla spiaggia, non stare a distanza ravvicinata se non si è dello stesso nucleo familiare. Ma non è così semplice come sembra e succede spesso che qualcuno si irrigidisca mostrandosi scocciato.
Tra i tanti volontari c’è anche Angelo Galimberti, 65 anni, ex agente della polizia municipale, con tante esperienze alle spalle, anche se confessa: «Operazioni del genere non mi erano mai capitate». Otto ore al girono, qualche volte alla settimana, a pattugliare le spiagge gratuite e sorvegliare i turisti. Veste con bermuda rossi della Croce Rossa e una maglietta bianca coi loghi del Comune e della Croce Rossa.
Quando Angelo e i compagni di squadra si avvicinano, a volte anche a bordo dei Quod, a due persone che parlano a distanza ravvicinata come prima cosa chiedono se le persone fanno parte dello stesso nucleo familiare. E spesso la risposta tarda ad arrivare, le persone interpellate si guardano a vicenda e, talvolta in modo non proprio educato, chiedono chi sono le persone che hanno d fronte. E allora Angelo e gli altri, ogni volta devono spiegare la loro missione. «A quel punto, dopo i primi attimi di esitazione, i bagnanti capiscono e si allontanano l’uno dall’altro».
Ma il vero problema, dice Angelo, sono i ragazzini, quelli che giocano sempre sulla spiaggia, sulla battigia o in acqua col pallone, a calcio oppure a pallavolo. «Purtroppo non si può e noi cerchiamo di ricordagli tutte le regole, ma spesso la loro risposta è maleducata e, per usare un eufemismo, ci mandano a quel paese. Noi insistiamo, loro ci dicono di chiamare pure i vigili, tanto quando arrivano avranno già smesso di giocare».
Un’arroganza che fa male ai volontari della Croce Rossa, che mettono passione, impegno e sacrifici per svolgere al meglio questa missione non retribuita. «A volte è umiliante, ma ormai sono abituato. Cerchiamo di insistere coi ragazzini e di fargli capire che queste regole sono state redatte nel bene della collettività e nel bene di loro stessi».
Al momento, soltanto una volta si è reso necessario l’intervento della polizia municipale. Appena arrivati gli agenti, i ragazzi hanno smesso di giocare, ma non è scatta alcuna multa.
Alla Feniglia «Operazioni del genere non ci erano mai capitate. A volte le risposte sono umilianti, ma cerchiamo di spiegare che queste regole servono a tutti»