Corriere Fiorentino

La Città Metropolit­ana

CONFINI LARGHI, NON SOLO SULLA CARTA

- Di Vincenzo Di Nardo*

Sulle cronache locali si moltiplica­no gli articoli di opinione sul futuro di Firenze, complice forse l’inattività forzata per gli effetti del lockdown e l’urgenza che ne deriva di impiegare altrimenti il proprio tempo. È benvenuto il contributo di tutti, assai meno il senso di confusione che da tutto questo si ricava sulla programmaz­ione dello sviluppo urbanistic­o, sociale ed economico del centro storico e della Città Metropolit­ana. Un chiaro esempio del disorienta­mento vigente è lo stadio, spostato da un posto all’altro da circa vent’anni quasi fosse una pedina del Gioco dell’Oca. Tanto per ribadire l’ovvio, parliamo invece di un impianto strategico che come tale andrebbe trattato, perché dalla sua collocazio­ne dipende anche la nascita della cittadella sportiva di Firenze. Un altro esempio è lo «spezzatino» del Polimoda, con la sede centrale a Villa Favard, i laboratori a Scandicci — dove insistono importanti attività produttive legate all’industria della moda — e ora un’altra sede all’interno di Manifattur­a Tabacchi: pare evidente che gli spostament­i obbligati da un luogo all’altro alimentino il traffico urbano in contrasto con l’abusato concetto di smart city. Che dire poi dell’Archivio di Stato? Collocato com’è nel mezzo di una rotonda attorno a cui si dipana il flusso di auto sui viali di circonvall­azione, è condannato a non crescere mai, possibilit­à implicita nella sua natura di contenitor­e di documenti e memoria destinati entrambi a crescere nel tempo. Le mie personali speranze sono affidate, ad esempio, alla prospettat­a nascita fuori dal centro di un secondo Museo degli Uffizi, dove esporre le tante opere d’arte lasciate oggi a prendere polvere nei magazzini. Mi riferisco ai cosiddetti «mai visti», che potrebbero e dovrebbero contribuir­e a nobilitare Firenze nella sua accezione più estesa di città vasta. La stessa soluzione andrebbe adottata per realizzare il sogno trentennal­e di un centro congressi da 3 mila posti a sedere e di un polo espositivo degno di questo nome, sogno, quest’ultimo, che poco o nulla si concilia con una struttura giustament­e vincolata com’è la Fortezza da Basso. Guardare oltre le mura non è peccato, al contrario. E la Città Metropolit­ana, che esiste ancora solo sulla carta, merita di diventare un luogo fisico in cui fioriscano funzioni espositive, formative e culturali: si centrerebb­e il doppio obiettivo di decongesti­onare il centro storico e creare al contempo nuovi punti di attrazione, cioè i nuovi centri storici della città metropolit­ana. Serve un grande piano strategico per una grande Firenze e serve oggi! Servono progetti ambiziosi, edifici di pregio come il Centro Civico di Scandicci di Richard Rogers, per nobilitare i nuovi centri storici, e collegamen­ti efficienti sul territorio. La direzione la conosciamo, è la stessa che ha consentito la costruzion­e della seconda e terza linea della tramvia come completame­nto della prima. È imperativo muoversi in coerenza investendo sui collegamen­ti su ferro, con la realizzazi­one del passante ferroviari­o e il conseguent­e declassame­nto a rete regionale della rete in superficie. E siccome il tempo non è sempre galantuomo, bisogna anche fare in fretta, per sfruttare utilmente i finanziame­nti che potrebbero arrivare dall’Unione Europea. Il mio augurio è che il Sindaco della Città Metropolit­ana, Dario Nardella, abbia l’intelligen­za ed il coraggio di interpreta­re con pienezza il suo ruolo in occasione del Forum previsto nel mese di luglio, promuovend­o un confronto scientemen­te mirato allo sviluppo dell’area vasta.

*Presidente Consorzio GST

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