Il vero lusso? La libertà. La moda vista dai giovani
La ricerca di Polimoda condotta con gli studenti. Autenticità e inclusività i valori più rilevanti
Qual è la percezione della moda delle nuove generazioni? Quali sono i parametri con cui Gen Z e Millennials, ovvero i ragazzi nati dopo gli anni ‘80, vedono le sfilate, metabolizzano la comunicazione dei marchi del fashion sui social e scelgono i capi con cui vestirsi? Da quanto emerge dall’indagine sul futuro della moda The Truth About Fashion condotta dall’istituto Polimoda di Firenze con i suoi studenti alla base di tutto c’è il valore della libertà. «Abbiamo sempre diviso le categorie della moda sulla base di una piramide (di Maslow) basata sull’incontro tra le aspirazioni, i bisogni e le possibilità economiche dei clienti in relazione all’offerta dei marchi e alle categorie di prodotto — spiega il direttore Danilo Venturi — Ciò che costa poco soddisfa bisogni primari e ciò che costa molto aspirazioni sempre più intangibili. Non bisogni ma desideri di auto espressione. Ecco dall’indagine condotta dai nostri ragazzi emerge, come prima cosa, che questo sistema di valutazione non è più attuale.
Per la generazione Z e i Millenials la moda non è più e non è solo un discorso di prezzo. Nel momento in cui lo studente valuta ciò che vede la prima congettura non è “se mi serve o no” ma “se mi piace o meno”. E questo è un concetto che ha a che fare con la sfera più intima e personale delle persone, ovvero con la libertà». Tra i nove punti enucleati i concetti di inclusività e sostenibilità risultano come «precondizioni e non obiettivi da raggiungere».
Ancora: la moda è autentica se ha un’ispirazione onesta e il lusso scompare dallo scenario del fashion. «I giovani hanno un’idea fluida della moda — continua Venturi — non esiste più la fedeltà al marchio di per sé». Così Gucci secondo la ricerca è il marchio più vicino ai valori di Gen Z e Millennials ma quando si parla di autenticità e sostenibilità vengono citati nuovi brand come Jaquemus, creato proprio da un millennial nel sud della Francia. «L’estetica della moda che un tempo era un’entità posseduta da pochi eletti, oggi grazie alla condivisione sui social è divenuta per molti. La moda è ovunque ma non esiste più così come la si pensava». Per condurre la ricerca gli studenti di moda dell’istituto fiorentino sotto la supervisione delle docenti Lilit Boninsegni e Silvia Fossati, hanno quindi seguito la metodologia utilizzata per i progetti scolastici. Il risultato riporta così le opinioni di un campione di 300 studenti, di cui la metà nella fascia 1822 (corsi Undergraduate) e l’altra in quella 23-31 anni (Master), provenienti da 54 Paesi. «Abbiamo chiesto agli studenti di stabilire i parametri e i valori della ricerca stessa. Non abbiamo semplicemente posto loro delle domande, altrimenti avremmo già saputo le risposte, che sono quelle che gli adulti già hanno in testa. Con questo nostro lavoro che è pubblico lancio anche un appello: se si vuole fare qualcosa per i giovani bisogna lasciarlo fare direttamente a loro».
❞ Il direttore Venturi Non esiste più la fedeltà al marchio di per sé