«Su Mukki errori della politica E ora il nostro latte rischia»
Legnaioli, ex membro del Cda: siamo deboli, il marchio può essere svuotato
Filippo Legnaioli, allevatore, vice presidente della Confederazione Agricoltori Italiani (Cia) per la Toscana, da settembre fino a mercoledì ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Mukki, la Centrale del Latte della Toscana, Cda scomparso con la fusione in Centrale del Latte d’Italia, con azionista di maggioranza Newlat.
Legnaioli, perché lei non si è dimesso come hanno fatto il presidente di Mukki, Paolo Campinoti, e i consiglieri Lorenzo Petretto e Antonella Mansi?
«Non ho rassegnato le dimissioni dal Cda, come hanno fatto Campinoti e Petretto, perché loro lo hanno fatto dopo un violento scontro, che però non è avvenuto nel Cda e di cui ho saputo dai giornali, tra Campinoti e Mastrolia (presidente di Newlat, ndr).
Quindi si è trattato di un fatto personale, tra di loro. Inoltre noi saremmo comunque decaduti dopo due giorni, per la fusione in Centrale del Latte d’Italia, come già avallato anche dal nostro Cda».
Anche lei ha approvato la fusione con Newlat?
«No, io sono stato l’unico che si è astenuto. Io, anche come esponente della Cia, rappresento le 30 stalle del Mugello e le 30 stalle della Maremma che servono Mukki, e di fronte alla prima mossa di Mastrolia, che è stato a maggio tagliare il prezzo del latte riconosciuto agli allevatori, ho espresso pubblicamente le mie preoccupazioni. Che si sono rivelate fondate».
La sua preoccupazione è l’allentarsi dei legami tra Mukki e il territorio?
«Oggi nel Cda di Centrale del Latte d’Italia, dopo le dimissioni di Mansi, che non ho compreso, per noi è rimasta solo Valeria Bruni Giordani, un fatto che denota tutta la debolezza del territorio. Mansi anche se in posizione minoritaria, difficile, scomoda, avrebbe dovuto rimanere; o altrimenti si doveva dimettere anche Bruni Giordani per dare un segnale forte».
È mancata la politica in questi mesi, l’intervento delle istituzioni?
«L’acquisizione di Mukki va avanti da tempo e a mio avviso il Comune di Firenze, Fidi Toscana e la Camera di Commercio di Firenze non hanno saputo preparare e portare avanti una strategia comune. Non sappiamo se la gestione Newlat sarà negativa, non voglio che passi il messaggio che “lo straniero è cattivo”, ma di certo si è persa la capacità di intervenire sul territorio, di dare indirizzi e strategie. Ed in questo passaggio delicato la politica locale non ha mostrato abbastanza attenzione, né volontà. Eppure c’è anche il progetto di filiera integrata che ha importanti finanziamenti dell’Ue da portare avanti, e spero che lo si porti avanti comunque». Quindi, come ha detto al
Paolo Bambagioni, è la politica il killer della Mukki?
« No, il killer della Mukki ha ancora da venire... Mi spiego, la Mukki è un mondo, allevatori, lavoro, qualità, territorio e questo non si cancella, non muore improvvisamente. È un mondo però in pericolo, con il rischio che l’operazione diventi solo l’acquisizione di un marchio e del suo valore che in Toscana conosciamo bene tutti. Un rischio che ad oggi non si è ancora concretizzato, ma che c’è».
Mastrolia ha assicurato che investirà sul territorio, ha preso impegni importanti.
«Ha sempre manifestato questa intenzione, in modo anche forte, ha detto di voler valorizzare il territorio. Ma i rapporti di forza tra territorio e azienda sono da ridefinire. Noi lo abbiamo intanto invitato a venire a visitare le nostre stalle; lui ha apprezzato la proposta ma non è stato fissato nulla».
Che futuro si aspettano gli allevatori ed il Mugello?
«Il 2020 non è stato un anno facile, il lockdown con bar, ristoranti ed alberghi chiusi ha fatto crollare il consumo di latte fresco che non è stato compensato dal più 10% di quello a lunga conservazione e fino al 31 dicembre ci sarà il taglio del prezzo al litro, deciso unilateralmente, di 5 centesimi. Dal primo gennaio 2021 occorrerà trovare un accordo. Certo se ci dovesse essere un ulteriore deprezzamento, nel giro di 5-10 anni le stalle chiuderanno: e la “Via del Latte” in Mugello” resterà solamente un ricordo».
❞ Le dimissioni? Io non le ho date, ma sono stato l’unico a non votare per la fusione...