Il «sì» tra Italia e Spagna che trasformò il mondo
Daniela, mi racconti la storia dei tuoi genitori? Io non dispongo delle parole adatte. «Era il 1955, 8 dicembre, festa dell’ Immacolata, un giorno freddo a Madrid. Lei una sensibile, bellissima, colta e vivace ragazzina madrileña di 18 anni, aveva appena iniziato il suo primo anno all’università; lui un bel ragazzo italiano di 24 anni che viveva a Madrid per affari di famiglia e stava finendo il dottorato in giurisprudenza a Milano. Si incontrarono per caso mentre passeggiavano, lui con suo fratello e lei con una delle sue migliori amiche. A lei piacque il suo modo di camminare, la sua voce, il suo odore: e anche la persona nel complesso. Lui vide una ragazza diversa, piena di inquietudini, purezza e bontà. Riconobbe in lei qualcuno che aspettava. Passarono otto anni di fidanzamento, finirono i loro studi, iniziarono a lavorare e nel 1963 en la Capilla de la Begoña, di Aravaca en la Florida di Madrid si dissero sì davanti a Dio. Quel sì trasformò il mondo. Dopo il matrimonio tutto divenne migliore: le salite meno ripide, gli acquazzoni meno minacciosi, il sapore del latte più buono. Da allora non si sono più separati: avventure, disavventure, Spagna, Italia, Spagna. Tanti altri viaggi, tante passeggiate, tante canzoni cantate, tanto amore trasmesso alle figlie, ai nipoti, alla famiglia, agli amici, ai passanti, tanta allegria, tante chiacchierate, consigli e aiuti, sempre insieme fino alla fine. Era agosto e lui, Giuseppe, Pino, Pippo ancora diceva con impeto e orgoglio:“Io l’ho scelta!” E lei Mari Carmen, Mari, Carmencita, era novembre e diceva con gli occhi lucidi e sognatori, stringendosi al corpo le sue braccia: “È l’amore della mia vita”. Lui recitava La Divina Commedia a memoria e parti dell’Odissea, parlava latino e ci convinceva che i romani avevano già inventato tutto; da bravo giurista metteva sempre ordine ed equilibrio nelle agitazioni umane; lei dolce conoscitrice della mente umana, psicopedagoga per passione e professione, sempre capiva i sentimenti più profondi di tutti e trovava un modo per comprendere e perdonare. Amava Piero della Francesca perché era puro e dolcemente spirituale, le piaceva Santa Teresa e trovava sempre tempo per pregare e dedicarsi alla fede e trasmetterla a gli altri senza imporre, sempre con tanta delicatezza. Un giorno ci ha abbracciati tutti, ha pregato la sua Virgen de la Milagrosa ed a ognuno di noi ha detto: forza e avanti. Ora se ne sono andati tutti e due, così noi li abbiamo salutati a tutti e due insieme, nella loro cappella Santa Maria della Begoña in Aravaca a Madrid. Hanno lasciato a noi ora il compito di tramandare i loro sentimenti: non ce lo dimentichiamo: forza e avanti».