Pereira, il Maggio tutto l’anno
Tante star. «Alta qualità, e non solo al festival»
Un programma ambizioso, una scommessa lunga quasi un anno. Da fine agosto 2020 a fine luglio 2021. Per vedere se sarà «il miglior programma lirico-sinfonico in assoluto, capace di segnare la rinascita della città, a partire da quella culturale», come lo ha definito il sindaco e presidente della Fondazione del Maggio, Dario Nardella. O anche solo «uno dei migliori», come più modestamente lo ha appellato il sovrintendente Alexander Pereira. I due vertici del Teatro ci credono e ieri hanno lanciato i titoli che da qui a 12 mesi dovranno far ripartire la macchina del teatro: 10 d’opera in stagione e 6 durante il Festival, più di 40 concerti, 5 opere per ragazzi (con 32 recite e il biglietto a 1 euro), i recital, un balletto e le tournée in Italia e all’estero. In tutto oltre 160 giornate con ospiti di prestigio, da Domingo a Muti e giovani talenti. E poi stanno lavorando anche a un concerto in collaborazione con Firenze Rocks che si terrà alla Visarno Arena, probabilmente con Zubin Mehta e l’Orchestra del Maggio.
Il programma si ferma a fine luglio 2021 perché «per il dopo aspettiamo di sapere come vanno i lavori all’auditorium». E quando il nuovo auditorium sarà finito «pensiamo, ma al momento è un sogno, a riformare anche la compagnia di danza».
Il primo appuntamento è per il 30 e 31 agosto in piazza della Signoria con un omaggio alle vittime della pandemia: ascolteremo la Messa da Requiem di Verdi diretta da Zubin Mehta. A ingresso gratuito e con un cast di voci di caratura internazionale. Il Festival 2021 invece si inaugurerà il 24 aprile. Ma né prima né dopo si dovrà sentire lo stacco perché «non voglio più differenze di qualità tra la stagione e il festival — ha detto Pereira — Tutto deve essere al massimo».
Gli obiettivi che l’ex numero uno della Scala si è posto sono ambiziosi: risanare il Maggio ripartendo dagli sponsor. Uno, di grosso calibro, lo ha trovato: Rolex, con cui Pereira lavora da decenni. Al momento legato a un singolo appuntamento con Muti e i Wiener. «In 40 anni dagli sponsor ho raccolto 350 milioni — premette il manager austriaco, ricordando il perché viene pagato 20 mila euro al mese — Per questo io “sento” quando una negoziazione è valida. E quelle che sto portando avanti lo sono, anche se a volte le risposte arrivano dopo un anno». Sempre in tema «obiettivi» c’è da trovare l’erede del maestro Mehta, il direttore onorario a vita ma che «non potrà restare con noi in eterno». Si è dato tempo due anni. «Questo teatro ha bisogno di altri due anni per chiudere le sue ferite — prosegue il sovrintendente — Il Maggio era così in crisi che non aveva nemmeno i soldi per investire su un giovane. I candidati dovranno essere di livello internazionale, al livello del Maggio. Ma sono pochissimi al giorno d’oggi». Fino a quel momento sarà tutto o quasi sulle spalle della bacchetta indiana a cui Pereira ha affidato 32 direzioni. «Perché voglio mandare un messaggio — dice con fermezza — Zubin è importante per noi. Qualcuno pensava di no. E invece è quella figura paterna di cui il Maggio ha bisogno. Non ha la vita eterna ma ci ha fatto vedere che ha ancora tanti anni di fronte a lui e tante forze. E vogliamo godere ogni momento di questa sua forza». Zubin Mehta festeggerà anche i 50 anni dalla sua prima direzione al Maggio con un concerto nel Salone dei Cinquecento il 6 ottobre e una cena in teatro. «Questo programma è meraviglioso» è il commento secco del maestro Mehta. «Abbiamo un grande sovrintendente». Pereira è contento per le nuove regole sulle presenze in teatro che gli permettono di alzare da 200 a 600 gli spettatori a ogni recita. Per questo ha pensato di regalare il concerto di ieri a quegli abbonati che non hanno usufruito del diritto al rimborso. In 84 quelli hanno chiamato la biglietteria per usufruirne. Ovviamente 600 posti non bastano ma «resto convinto che la Regione e il Ministero apriranno sempre di più le maglie» fino, anche se non lo dice esplicitamente, a un pieno ritorno alla normalità. Che per il Maggio vuol dire 1.800 posti a sedere. Non chiedete però al sovrintendente quanto è costata questa super-stagione. La risposta sarà: «Non è la domanda giusta». Quella giusta, dice, riguarda il come portare soldi alla Fondazione: «Con le sponsorizzazioni e una biglietteria spero ragionevole, il supporto di Comune, Regione e Ministero». Per questo aspetto conta anche sui turisti e vede orizzonti discreti di fronte: «Girando per la città ho l’impressione che il turismo si stia riprendendo. Anche perché Firenze non ha problemi di coronavirus. Dobbiamo essere cauti, superare la paura. E andare avanti».
❞ Obiettivi raggiunti e nuove sfide Uno dei nuovi sponsor è Rolex In 40 anni dai finanziatori ho raccolto 350 milioni. E tra gli eventi anche un concerto al Visarno per Firenze Rocks