Morricone, l’ultimo concerto da rockstar
Un anno fa a Lucca l’addio alle scene: in 20 mila in piedi per lui, e lui ad applaudirli
«Con Ennio si arrivava perfino a odorarla, la musica». Susanna Rigacci a questo punto prende un lungo respiro. Sembra quasi volerci entrare in apnea nei suoi venti anni esatti di ricordi al fianco del maestro e Premio Oscar Morricone, scomparso ieri a 91 anni, l’autore delle colonne sonore più belle del cinema italiano e mondiale da Per un pugno di dollaria Mission da C’era una volta in America a Nuovo cinema Paradiso e Malena.
«Quanto tempo ci ho messo per riuscire a chiamarlo Ennio. Eppure lui me lo ripeteva tante volte, ma non ci riuscivo mai...». Prima, della musica, lei sentiva solo il suono. Nei momenti più magici Morricone notava «il colore dei miei vocalizzi». Ma ha fatto di più: «Mi ha insegnato a sentirne anche il profumo. Eravamo in simbiosi, respiravo con lui».
Il 5 luglio del 2007 è stato uno dei giorni più belli della sua vita da soprano accanto al maestro. Si esibirono al piazzale Michelangelo, nell’Estate Fiorentina diretta da Piero Pelù. «Quella sera, insieme a quella in piazza San Marco a Venezia e al concerto nella sede Onu di New York, sono momenti in cui...». A malapena riesce a finire le frasi, la cantante svedese-fiorentina. Forse voleva dire «in cui si è sentita più felice». La scomparsa del «mio secondo padre» l’ha colta mentre si trovava qui in città, con i muratori in casa, mentre trattiene a stento le lacrime. «Quanto gli volevo bene, quanto mi mancheranno i suoi abbracci, uno alla fine di ogni concerto. Era il momento che amavo e aspettavo di più».
Palazzo Vecchio lo ha voluto ricordare al tramonto con un omaggio sonoro in piazza della Signoria, un audio in filodiffusione arricchito dai ricordi del sindaco Dario Nardella e dell’assessore alla cultura
❞ La cantante Ci siamo conosciuti nel 2000 e da allora il sodalizio non si è più interrotto Mi mancheranno i suoi abbracci
Tommaso Sacchi. «Se ne va un grandissimo della musica italiana e internazionale, un mostro sacro della storia del cinema, grande testimone e protagonista del Novecento» è il commento a caldo di Nardella. Stasera e per tre sere il maestro Giuseppe Lanzetta proporrà un omaggio alle sue musiche da film a Palazzo Medici Riccardi e anche l’Accademia Chigiana a Siena il 10 luglio lo ricorderà con il Coro della Cattedrale e il flautista Roberto Fabbriciani. Lui, il maestro, tanto clamore forse non lo avrebbe voluto. «Io Ennio Morricone sono morto — sono state le sue ultime parole lasciate scritte alla famiglia — C’è solo una ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata: non voglio disturbare».
Susanna Rigacci era una sorta di figlia acquisita. Si sono conosciuti nel 2000 «quando mi invitarono a cantare in una sua composizione di musica assoluta». Era Frammenti di eros, brano per soprano pianoforte e orchestra. «Venne sorridendo all’intervallo — ricorda lei — Gli chiesi se gli stava piacendo. Fece un cenno col capo, il suo modo per dire che si sentiva soddisfatto». Da quel momento il loro sodalizio non si interromperà più. «È il sentimento che fa il sodalizio». Tanto duraturo e ricco che «nemmeno li saprei contare tutti i concerti insieme». Più che a quelli, lei ripensa «alle nostre cene, alle sue barzellette, alle chiacchierate in camerino». E ai «20 mila che urlano solo a scorgere la sua entrata sul palco, qualcosa di indescrivibile se pensiamo che era l’anti-divo per eccellenza». Quando, ancora molto giovane, lei prese il coraggio a due mani e gli chiese cosa faceva bene e cosa poteva fare meglio, lui si limitò a dirle: «Canta come senti». Ecco, «in questo era straordinariamente generoso». Susanna Rigacci ancora non si capacita di come riuscisse a creare «temi e soli meravigliosi per qualsiasi strumento, dal flauto agli oboi, anche quelli tradizionalmente meno centrali in orchestra: come riesce a far suonare i corni e il basso tuba Ennio non ci riesce nessuno». Parla di lui ancora col verbo al presente. «La genialità e unicità di Morricone — conclude il suo pensiero il soprano fiorentino — sta nella capacità di arrivarti dentro in un attimo, di smuoverti qualsiasi emozione».
Il suo flautista di riferimento per 35 anni è stato l’attuale direttore del Conservatorio Cherubini, il pistoiese Paolo Zampini. Morricone lo ha preso con sé che aveva 29 anni. «Era il terrore di tutti i musicisti» ricorda Zampini. A lui andò bene perché fu richiamato ancora. Così iniziò un’altra collaborazione importante. «Di me gli piaceva che sapevo suonare tutti i flauti e tutti i generi musicali. Amava gli eclettici». Insieme hanno inciso le colonne sonore da Nuovo Cinema Paradiso in poi per tutti gli anni Novanta. «Ogni lunedì alle 9 provavamo sempre il pezzo più difficile. Come un rito. Così poteva avere l’intera settimana per lavorarci — prosegue il ricordo — Era capace di enormi slanci d’affetto» ma se qualcuno lo faceva arrabbiare «quel telefono che aveva accanto al podio per parlare con la regia, faceva una brutta fine». Se Zampini è arrivato a dirigere il Conservatorio «è grazie alla scuola Morricone». L’ultima volta insieme è stato l’11 gennaio per il concerto al Senato. «Quando mi ha visto s’è girato e mi ha detto “ah Pà, ma che sei sempre sindaco a Firenze?”».
❞ Il flautista e guida del Cherubini Per 35 anni con lui, sapevo suonare tutti i flauti e tutti i generi musicali e questo gli piaceva