Santo Spirito, esposto collettivo «Basta con il senso di impunità»
La denuncia dei residenti ai carabinieri per i fumogeni tra venerdì e sabato e per la manifestazione
Porta la firma di dodici residenti di Santo Spirito la denuncia consegnata ieri mattina nelle mani dei carabinieri della stazione Pitti dopo i fumogeni rossi accesi sul sagrato della basilica venerdì sera e gli assembramenti fino a notte fonda durante la manifestazione antifascista di sabato.
«Disturbo delle quiete pubblica, danneggiamento di un bene storico-monumentale e violazione delle misure anti Covid-19»: questi i reati su cui il gruppo di oltrarnini, che ha formato anche un comitato, chiede di aprire un fascicolo alla Procura della Repubblica di Firenze. La decisione di presentare un «esposto collettivo», o come la definisce qualcuno «una class action», è maturata dopo le scene dello scorso fine settimana, quando, passata da venti minuti la mezzanotte, gli abitanti del quartiere sono stati «violentemente svegliati da urla al megafono, accompagnati da fumogeni di colore rosso», il tutto sul sagrato della basilica. In Santo Spirito e nelle vie attorno alla piazza l’aria è diventata così densa da essere irrespirabile, e due anziani e storici residenti sono stati costretti a rivolgersi al proprio medico e al 118 per una sorta di intossicazione (uno di loro questa mattina dovrebbe presentare una denuncia contro ignoti). «In questa piazza vige l’extraterritorialità — sottolinea il comitato dei residenti di Santo Spirito — Qui non c’è lo Stato e può accadere di tutto.
❞ Il comitato I reati sono disturbo della quiete pubblica, danneggiamento di un bene storico monumentale e violazione delle misure anti Covid ❞ Padre Pagano Ciò che mi meraviglia è che in mezzo a quella folla ci fossero anche due consiglieri comunali: capisco perché la mala movida non viene affrontata
Perché c’è un senso di impunità».
Agli uomini dell’Arma, che dovranno visionare le telecamere di via del Presto di San Martino, via dei Michelozzi, Borgo Tegolaio e via Mazzetta, è stato chiesto di identificare gli autori del flash mob di venerdì notte e denunciarli «perché è intollerabile che su un sagrato monumentale possano accadere certe cose. E se avesse preso fuoco uno dei portoni in legno della chiesa chi ne avrebbe risposto?». Oltretutto al termine del raduno «non autorizzato», secondo i residenti, gli antifascisti (insieme agli altri avventori della consueta movida alcolica) avrebbero lasciato la scalinata della basilica, la piazza e le strade «nel totale degrado con montagne di rifiuti del tipo: lattine, bottiglie, bicchieri, vomito, urina e feci». Ai carabinieri, inoltre, è stato lasciato un voluminoso dossier che contiene foto, video e altro materiale registrato lo scorso weekend e negli ultimi due mesi, e che mostra in come vengano continuamente disattese le misure di distanziamento sociale e l’obbligo della mascherina da parte dei frequentatori della movida «che pur essendo un pericolo per la salute pubblica non vengono sanzionati».
Padre Giuseppe Pagano — anche lui svegliato di soprassalto nella notte tra venerdì e sabato dai cori contro la polizia e dal fumo rosso — priore della basilica di Santo Spirito e da tempo in prima linea nella lotta al degrado che assedia chiesa e piazza sottoscrive parola per parola la denuncia dei dodici residenti. E dice, senza alcun timore, che «noi, come comunità, abbiamo fatto la nostra scelta: siamo vicini alla gente, al nostro rione. Non si può più far finta di nulla». Il priore agostiniano, anzi, si meraviglia di come sia stato possibile «che le forze dell’ordine a mezzanotte non siano intervenute e abbiano permesso lo scempio di un luogo sacro sia venerdì che sabato. Ma ciò che mi meraviglia è che in mezzo a quella folla ci fossero, a fare assembramenti, anche due consiglieri comunali (padre Giuseppe si riferisce ad Antonella Bundu e Dimitrij Palagi di Sinistra Bene Comune, ndr). Questo ci dimostra che oltre all’amministrazione anche altri membri del Consiglio comunale siano conniventi. Adesso capisco il motivo per cui la mala movida in Santo Spirito non venga considerata un’emergenza da affrontare».
Ma ciò che ha più colpito e amareggiato padre Pagano sono le offese «che quei giovani manifestanti rivolgevano ad altri giovani, la cui colpa sarebbe quella di indossare una divisa. Parlo dei tanti poliziotti, carabinieri e vigili che erano a presidiare la piazza. Come sacerdote mi chiedo: perché quegli insulti? Ho visto e sentito tanta violenza, venerdì sera e sabato. Sono sgomento e rattristato».