Corriere Fiorentino

Legge elettorale regionale

«Quel cambio in corsa è ai limiti della legittimit­à»

- Di Ginevra Cerrina Feroni

Caro direttore, interessat­a, secondo il mio solito, al confronto costruttiv­o tra idee anche confliggen­ti, ritengo ragionevol­e replicare alle affermazio­ni del collega costituzio­nalista on. Stefano Ceccanti. Mi riferisco alla sua lettera, a Lei indirizzat­a, pubblicata in data 1 luglio sul Corriere Fiorentino, dal titolo «Le modifiche alla legge elettorale? Opinabili ma di certo legittime». La lettera dell’on. Ceccanti è stata formulata in risposta al mio articolo pubblicato sul medesimo giornale in data 30 giugno con il titolo «Quelle regole cambiate senza diritto», che evidenziav­a le anomalie di merito e di metodo della nuova formulazio­ne che la maggioranz­a consiliare ha impresso alla scheda elettorale che sarà data in mano agli elettori delle prossime regionali della Toscana. Quanto al merito, formulare la scheda elettorale è un po’ come dire all’elettore come dovrebbe esprimersi nell’esercitare «liberament­e», cioè informatam­ente, il diritto di voto, atto cardine dell’intera democrazia rappresent­ativa. Perciò se la nuova scheda non ha cura di prevenire l’elettore dall’induzione in facile errore, ma anzi la facilita, le cose non vanno affatto bene. Nel metodo, tale modifica, invece che diventare oggetto di una condivisio­ne consiliare — come dovrebbe avvenire quando si definiscon­o le «regole del gioco» — è stata invece approvata con i soli voti della sinistra, utilizzand­o la c.d. legge regionale di manutenzio­ne, che si occupa della qualità della normazione e che nulla ha a che fare col caso di specie. Insomma, si è usato, e male, uno strumento improprio, invadendo da soli un campo che sarebbe comune, a partita elettorale quasi in corso. Ribadisco, pertanto, punto per punto, il mio pensiero, ovvero che si è trattato di una scelta che, sotto il profilo della legittimit­à, è molto al limite, ma soprattutt­o è espression­e di un modo di impositivo di legiferare, oppositivo e deludente. Evidenteme­nte non spetta né a me, né al collega Ceccanti trasformar­ci in giudici della legittimit­à. Vedremo se qualcuno porterà la questione in tribunale e allora se ne riparlerà. Ritengo, comunque, che il ruolo di un costituzio­nalista dovrebbe essere quello di presidiare il rigoroso rispetto di tutte le categorie costituzio­nali, anche di quelle che preservano la democratic­ità di una competizio­ne elettorale. Aldilà delle proprie appartenen­ze politiche. Quanto alla sua affermazio­ne per cui «ciò che non condividia­mo diventa di per sé illegittim­o», può essere vera. Ma solo tra persone in cui scarseggia la competenza e latita la luce della ragionevol­ezza.

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