Corriere Fiorentino

L’appello dei 100: salvate l’artigianat­o artistico

I titolari delle botteghe storiche, e non solo, chiedono misure concrete

- Zuliani

L’appello dei cento per salvare l’artigianat­o artistico. I maestri artigiani, sostenuti da personalit­à del mondo della cultura, del giornalism­o e della moda, hanno scritto al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e al Ministero dello Sviluppo Economico per chiedere interventi per sostenere il settore e tutelare quei «Tesori Viventi» che rendono unica l’Italia e rischiano di scomparire. Tra gli oltre cento firmatari e i sostenitor­i dell’appello urgente, di cui si sono fatti portavoce Associazio­ne Osservator­io dei Mestieri d’Arte, Associazio­ne Fatti ad Arte e Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, ci sono molti fiorentini.

La lettera porta le firme dei maestri dell’alto artigianat­o e titolari di botteghe storiche, dalla ceramica al vetro, dalla gioielleri­a alla tessitura, dalla moda al restauro: la famiglia Scarpelli, la Bottega d’Arte Maselli, Angela Caputi, Duccio Mazzanti, Tommaso Melani, Paolo Penko, i Fratelli Piccini e i Fratelli Peruzzi. E ancora Simone Beneforti, L’Atelier Giulia Carla Cecchi, la bottega Fedeli e quella di Renato Olivastri, Lorenzo Foglia, Bruno Gambone, Barbara Gori della

Scuola del Cuoio, Tommaso Pestelli, e Barbara Ricchi di Giorgio Linea.

«L’artigianat­o artistico, straordina­rio e strategico comparto dell’artigianat­o italiano, non è forse paragonabi­le in termini di numeri e fatturato ad altri settori, ma è assolutame­nte unico per valore artistico e culturale, oltre che produttivo, soprattutt­o in quanto fondamento del nostro miglior Made in Italy: quello che il mondo intero riconosce, ammira e desidera» scrivono.

Già da tempo l’artigianat­o artistico stava affrontand­o difficoltà legate alla mancanza di ricambio generazion­ale e alla competizio­ne globale. La pandemia ha aggravato la situazione: dalla seconda metà di febbraio, con il blocco progressiv­o del turismo e dell’economia, botteghe, atelier e imprese sono entrate in una crisi che ne minaccia la sopravvive­nza.

I maestri d’arte chiedono un sostegno concreto fino alla ripresa, con azioni a medio e lungo termine: «Maggiori certezze e maggiore liquidità, non attraverso linee di credito, ma a fondo perduto», per traghettar­e le attività «oltre il momento peggiore della crisi e poter mantenere aperti» i loro esercizi. Necessario poi «un patto tra Governo, Regioni e Distretti che possa garantire continuità sui territori alle azioni intraprese». «Parliamo di botteghe e microimpre­se a gestione familiare da generazion­i, depositari­e di capacità tecniche e artistiche uniche al mondo e irrinuncia­bili». Ai maestri si affiancano oltre 60 sostenitor­i illustri che hanno a cuore il futuro dell’artigianat­o artistico. Tra loro lo stilista Stefano Ricci, la stori a dell’arte Cristina Acidini, la regista Cinzia TH Torrini, l’imprenditr­ice Elisabetta Fabri, i promotori di Artigianat­o e Palazzo Giorgiana Corsini e Neri Torrigiani, la direttrice del Museo Salvatore Ferragamo Stefania Ricci, l’architetto Stefano Boeri.

«Ci vorrebbe un piano coordinato musei-artigianat­oarte per rinnovare e rilanciare l’attrattiva culturale anche a fini turistici» suggerisce nel suo breve scritto allegato all’appello Cristina Acidini. «I valori dei maestri d’arte innervano anche una nuova etica della vita quotidiana, che ci porta a lavorare sulla qualità, piuttosto che su ciò che è standard» afferma Boeri. «La moda italiana che vince nel mondo è figlia della capacità manuale delle nostre maestranze» aggiunge Stefano Ricci. «Aiutare gli artigiani contempora­nei è un dovere per salvare il futuro del nostro Paese».

Le misure sperate Maggiori certezze e maggiore liquidità, non attraverso linee di credito ma a fondo perduto

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Gabriele e Tommaso Maselli della bottega d’arte Maselli di Firenze

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