NOI, LA MOVIDA E UNA POLITICA CHE NON SENTE
La proposta L’associazione «Politica, Ora!» si mette a disposizione per organizzare una pubblica assemblea di tutta la città su questo tema
La protesta
Il sindaco a dovrebbe spiegare perché la sua giunta adotta così sfacciatamente due pesi e due misure verso commercianti e residenti
Gentile direttore, intanto vorrei ringraziarla perché senza l’interesse continuo dimostrato da lei e dal suo giornale in tutti questi anni, il fenomeno della mala movida avrebbe risonanze molto più modeste, visto il relativo disinteresse degli altri media. Scrivo per ricordare ai responsabili che la malamovida in Santo Spirito non è un fenomeno limitato al fine settimana, ma si ripete tutte le sere anche quando piove. Ogni pomeriggio gruppi di giovani si danno appuntamento sul sagrato laterale della chiesa, inizialmente in numero relativamente esiguo fino a quando, dopo cena, arrivano a getto continuo a decine e decine. Tralasciamo il problema mascherine, ma il fatto è che questi ragazzi portano strumenti di amplificazione musicale, bonghi, addirittura un sassofono (mercoledì primo luglio alle 2), vociano e urlano tutte le notti fino alle 2 o alle 3 di notte. Aggiunga l’azione diuretica espressa sui muri della basilica, provocata dalle innumerevoli pinte di birra spacciate a tutti, minorenni compresi, da alcune botteghe della piazza che di giorno si lamentano per la mancanza di introiti e di notte restano aperte all’uopo fin oltre alle 2. Tramite il suo giornale vorrei chiedere agli organi di sicurezza preposti al controllo della piazza di rendere pubblici quanti verbali in questi mesi sono stati elevati, in che giorno e a che ora, a chi schiamazzava, a chi suonava musica ad alto volume, o a chi orinava sui muri. Forse così potremmo avere la sensazione della loro utile presenza. Perché io dalla mia tragica camera da letto con vista sulla chiesa ho telefonato spesso a vigili, polizia, carabinieri ma non ho mai visto succedere un bel niente. Aggiungo che da qualche tempo Alia provvede a risvegliarci dalle poche ore di sonno recuperate, inviando i suoi operatori intorno alle 5,30 a pulire il sagrato con delle rumorosissime idropulitrici. Per concludere, tristemente anche io ritengo che l’unica soluzione vera al momento sia la cancellata. Anzi credo che tale proposta avanzata dal priore vada sostenuta anche con una raccolta di fondi sul web. Gianni Locatelli
C**** aro direttore, credo che sia arrivato il momento di un confronto franco ed aperto sul tema di cui stiamo discutendo intensamente in queste settimane: la malamovida, le sue conseguenze e più in generale la vivibilità del nostro centro storico in questa stagione e anche in prospettiva.
Non si tratta solo di tamponare l’emergenza. Non è solo sui rimedi (necessari e doverosi) a una situazione che ormai troppo spesso sfugge di mano, che tutti i fiorentini dovrebbero interrogarsi. Sono piuttosto il destino e l’identità dell’area più bella e più fragile della nostra città ad essere al centro di una riflessione che si pone con urgenza. In tanti ormai credono che non si possa non organizzare un presidio fisso e consistente di forze dell’ordine dopo le una di notte nelle piazze più «calde». Nessuno, tanto più dopo questi mesi difficili, potrebbe negare ai nostri giovani la bellezza di godersi una serata fuori in centro, in Santo Spirito, in Sant’Ambrogio o in Santa Croce. Ma non è più tollerabile l’anarchia che si genera in maniera ricorrente quando i locali abbassano il bandone: Santo Spirito non può più essere il teatro di episodi come quelli dello scorso fine settimana. Non parliamo solo degli schiamazzi, non solo dell’abuso di alcol, non solo degli episodi degradanti come l’orina sul sagrato o peggio sulla basilica. Ma addirittura di cortei notturni con tanto di megafono e fumogeni. Segnali allarmanti arrivano anche da altri rioni. Non credo sia questo il centro storico che la maggior parte dei fiorentini spera e desidera. Il tema di un presidio delle forze dell’ordine tra le una e le cinque del mattino è quanto mai prioritario ma probabilmente non basta. Occorre sicuramente riaprire con grande serietà una riflessione sulla necessità di decentrare gli spazi della movida, incoraggiando specialmente i più giovani a fruire di destinazioni alternative al di fuori dalla cerchia storica della città. Anch’essa è probabile che si riveli una misura parziale. Ma il nostro ragionamento deve vertere proprio su questi interrogativi ancora aperti. Possiamo, a maggior ragione dopo il Covid-19, continuare a parlare della necessità di una nuova vocazione residenziale per il centro storico se non risolviamo prima il problema della vivibilità a cui la malamovida è strettamente connessa? Come si può chiedere a una famiglia di prendere casa in Oltrarno senza garantirle il diritto al riposo? Come progettare e immaginare un nuovo disegno urbanistico per l’area Unesco di Firenze basato sulla residenza senza aver prima sciolto questo nodo? Concludo con la proposta da cui si è sviluppata questa mia riflessione. Di questi temi dovrebbe discutere la città, ora e subito, con una grande e partecipata assemblea pubblica: l’associazione che ho l’onore di presiedere si mette a disposizione per darle concretezza in tempi brevi. Mi piacerebbe vedere allo stesso tavolo in un dibattito aperto alla cittadinanza, il sindaco, il questore, il prefetto, i rappresentanti dei cittadini, le categorie economiche e chiunque vorrà dare il proprio contributo. Insieme, ognuno con il proprio punto di vista e le proprie competenze. Perché solo insieme sarà possibile trovare una linea d’intesa e di lavoro comune in questa difficile situazione. Roberto d’Ippolito avvocato, presidente associazione «Politica, Ora!»
C****
aro direttore, ho letto con interesse l’intervento di Antonella Landi sul Corriere Fiorentino
di stamani (ieri, ndr).
Condivido molto di ciò che ha scritto e con Maddalena ci interroghiamo spesso, sempre di più, su cosa voglia dire vivere in centro. Negli ultimi anni la tendenza ha fatto scendere il numero di presenze a San Niccolò (venti anni fa saturo di gente) per colonizzare altri quartieri come Santo Spirito e Sant’Ambrogio. Questo ci ha aiutato ma lo stesso abbiamo problemi, fortunatamente diversi dai rioni che ho citato, ormai al limite del vivibile dall’ora dell’aperitivo fino all’alba. Potremmo vendere la nostra casa e comprare quello che ci pare a Firenze, tanto ci offrono, continuamente, anche suonandoci il campanello. Nel frattempo le imprese che lavorano su Firenze la consumano, la sfruttano, la gestiscono come un magnaccia con la sua protetta. La politica ha affrontato i problemi spesso con armi spuntate, per esempio contro il fenomeno di Airbnb o i cosiddetti «mangifici»; altrettanto spesso scegliendo i soldi alla tutela del residente. Tutti i segnali che riceviamo quotidianamente ci dicono che noi residenti siamo «di troppo» in un centro storico che è davvero il parco giochi di turisti ignoranti e viveur
sempre più beceri e tristi. Eppure rimaniamo, per mille motivi. E non c’è chi ha ragione e chi ha torto; chi resta e chi parte ha la sua storia e i suoi motivi ed il bello è proprio che siamo liberi di compiere ciascuno la propria scelta. Quel che resta è, nelle parole di Antonella Landi e nelle mie, una Firenze che dovrebbe rialzare la testa e liberarsi dei parassiti che la infestano. E tornare bella, per tutti quelli che la amano davvero. Mi scuso per la lunghezza ma è un tema che sento tantissimo, spero di non averla annoiata. Luca Lari
C**** aro direttore, il Comune sta sbandierando con grande orgoglio che in un mese ha attivato ben 903 permessi ad altrettanti commercianti per l’occupazione gratuita di suolo pubblico con sedie e tavolini. Non solo, ma ben 8 strade sono state addirittura pedonalizzate da giovedì a domenica dalle 18 alle 24. L’assessore Gianassi ha definito questo «un grande piano straordinario che consente il rilancio di tutte le attività cittadine ...un impegno importante dei nostri uffici per una ripartenza ...siamo davvero soddisfatti della partecipazione della città a questa iniziativa». A leggere queste affermazioni ai residenti si rizzano i capelli! Ma come? In un mese soltanto l’amministrazione comunale è stata così brava da raggiungere simili obiettivi a favore dei commercianti e nello stesso mese per i residenti che devono da anni subire la malamovida il sindaco Nardella si è limitato ad invitarli a portar pazienza se non possono dormire, se non possono aprire le finestre con questo caldo, se devono pulire i loro portoni dalle pisciate dei malamovitosi, se devono subire danni alle loro auto se si permettono di tornare a casa disturbando i signori malamovitosi etc. etc. Nardella dovrebbe spiegare a noi poveri residenti perché la sua giunta non si vergogna di adottare così sfacciatamente due pesi e due misure e perché i commercianti sono considerati cittadini meritevoli di profondi inchini da parte dell’amministrazione e i residenti, invece, dei semplici rompiscatole non degni quindi di ascolto e della minima attenzione. Nardella dovrebbe spiegare non solo ai residenti ma a tutti i cittadini perché la polizia municipale assiste a tutte queste manifestazioni di inciviltà senza intervenire, perché non vengono puniti coloro che creano assembramenti senza neppure la mascherina, perché non mette i tornelli e i contapersone per impedire gli assembramenti notturni, perché non fa rispettare le norme esistenti che vietano i rumori oltre una certa ora, che vietano di gettare le cicche per terra figuriamoci le bottiglie le lattine i bicchieri le cartacce, che vietano di pisciare alla belle air e sui monumenti etc. etc. Sul piano legale questi comportamenti possono ricadere nelle omissioni d’atto di ufficio; sul piano politico/sociale questi comportamenti da un lato rappresentano stranamente un manifesto rifiuto di voler tutelare diritti già ampiamente riconosciuti da numerose norme vigenti da anni, da un altro una manifesta volontà politico/sociale di proteggere anziché perseguire chi viola norme vigenti sia a livello comunale che nazionale. Purtroppo l’atteggiamento finora tenuto da Nardella e dalla sua giunta fa temere che i cittadini residenti non riceveranno come in passato alcuna risposta. Se così sarà, questi cittadini dovranno pensare a cercare nuove strade per avere l’attenzione che meritano.