Ginevra Elkann: «La mia famiglia in un film»
La nipote di Gianni Agnelli presenta a Villa Bardini l’opera prima «Magari»
C’era una volta una bambina nata nella famiglia più potente dell’imprenditoria italiana, a cui un giorno fanno vedere lo struggente e terribile Elephant Man di David Lynch e poi le impediscono di guardare la tv come tutti gli altri ragazzini. È (anche) per questo che, sorride Ginevra Elkann, «sono diventata regista». Magari con Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher è la sua opera prima. Sarebbe dovuta uscire in sala questa primavera, ma il coronavirus ha fermato — o almeno così temeva — il suo sogno. Il film è uscito su Ray Play, con buon successo di visualizzazioni. E ora la nipote di Gianni Agnelli e figlia di Margherita Agnelli e Alain Elkann, sta facendo il giro d’Italia, arena estiva dopo arena estiva, per presentarlo sul grande schermo. Domenica alle 21.15 sarà a Firenze, all’arena di Villa Bardini. «Vedere Elephant Man e trovarmi per la prima volta a empatizzare e soffrire per il protagonista – racconta – mi ha messo su questa strada». Appena maggiorenne il padre, «amico di Bernardo Bertolucci», le trova un lavoro da assistente alla regia sul set de L’assedio. «Un padre scrittore e una madre pittrice mi hanno trasmesso l’amore per la creatività. Però in famiglia pensavano che quello del cinema fosse un mondo pericoloso. E quando a 18 anni chiesi di andare a lavorare su un set, ho dovuto faticare per convincerli». Questo esordio alla regia è in parte autobiografico. La protagonista Alma le somiglia parecchio. E come lei ha due fratelli. Gran parte della storia è frutto di fantasia «ma le emozioni sono tutte autentiche». Quindi, in un certo senso, Magari è anche la storia di un pezzo della famiglia Agnelli. «Una famiglia, la mia — sospira Ginevra — di cui tutta Italia pensa di sapere tante cose ma in realtà non sa niente». Mistero e verità, nella vita, così nella sceneggiatura, che lei stessa ha scritto. «Questa storia nasce da fatti veri, ma la finzione drammaturgica mi ha fatta sentire più sicura nel raccontare cose che conosco». Alla fine «la storia inventata si è dimostrata, almeno per me, più interessante di quella vera».
Dopo un decennio passato nelle vesti di produttrice con la sua Caspian Films, erano anni che voleva mettersi alla prova dietro la macchina da presa. «Poi arriva il lockdown e ti mette a terra, disperata, che quasi ti vorresti buttare dalla finestra, ma per fortuna vivo al pian terreno» sorride.
❞ Ci sono fatti reali ma alla fine la storia inventata si è dimostrata, almeno per me, più interessante della vera
Poi torna seria: «D’altra parte se pensi a quanti hanno sofferto relativizzi tutto e capisci che c’è un dramma più grande del tuo. Ero comunque triste perché credevo non sarebbe mai uscito il film. Poi, ad aprile, arriva la chance di Rai Play. Ora sono felice: lo hanno visto in tanti e adesso ho l’opportunità di girare le città e vedere sempre arene piene».