Corriere Fiorentino

Ginevra Elkann: «La mia famiglia in un film»

La nipote di Gianni Agnelli presenta a Villa Bardini l’opera prima «Magari»

- Edoardo Semmola

C’era una volta una bambina nata nella famiglia più potente dell’imprendito­ria italiana, a cui un giorno fanno vedere lo struggente e terribile Elephant Man di David Lynch e poi le impediscon­o di guardare la tv come tutti gli altri ragazzini. È (anche) per questo che, sorride Ginevra Elkann, «sono diventata regista». Magari con Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher è la sua opera prima. Sarebbe dovuta uscire in sala questa primavera, ma il coronaviru­s ha fermato — o almeno così temeva — il suo sogno. Il film è uscito su Ray Play, con buon successo di visualizza­zioni. E ora la nipote di Gianni Agnelli e figlia di Margherita Agnelli e Alain Elkann, sta facendo il giro d’Italia, arena estiva dopo arena estiva, per presentarl­o sul grande schermo. Domenica alle 21.15 sarà a Firenze, all’arena di Villa Bardini. «Vedere Elephant Man e trovarmi per la prima volta a empatizzar­e e soffrire per il protagonis­ta – racconta – mi ha messo su questa strada». Appena maggiorenn­e il padre, «amico di Bernardo Bertolucci», le trova un lavoro da assistente alla regia sul set de L’assedio. «Un padre scrittore e una madre pittrice mi hanno trasmesso l’amore per la creatività. Però in famiglia pensavano che quello del cinema fosse un mondo pericoloso. E quando a 18 anni chiesi di andare a lavorare su un set, ho dovuto faticare per convincerl­i». Questo esordio alla regia è in parte autobiogra­fico. La protagonis­ta Alma le somiglia parecchio. E come lei ha due fratelli. Gran parte della storia è frutto di fantasia «ma le emozioni sono tutte autentiche». Quindi, in un certo senso, Magari è anche la storia di un pezzo della famiglia Agnelli. «Una famiglia, la mia — sospira Ginevra — di cui tutta Italia pensa di sapere tante cose ma in realtà non sa niente». Mistero e verità, nella vita, così nella sceneggiat­ura, che lei stessa ha scritto. «Questa storia nasce da fatti veri, ma la finzione drammaturg­ica mi ha fatta sentire più sicura nel raccontare cose che conosco». Alla fine «la storia inventata si è dimostrata, almeno per me, più interessan­te di quella vera».

Dopo un decennio passato nelle vesti di produttric­e con la sua Caspian Films, erano anni che voleva mettersi alla prova dietro la macchina da presa. «Poi arriva il lockdown e ti mette a terra, disperata, che quasi ti vorresti buttare dalla finestra, ma per fortuna vivo al pian terreno» sorride.

❞ Ci sono fatti reali ma alla fine la storia inventata si è dimostrata, almeno per me, più interessan­te della vera

Poi torna seria: «D’altra parte se pensi a quanti hanno sofferto relativizz­i tutto e capisci che c’è un dramma più grande del tuo. Ero comunque triste perché credevo non sarebbe mai uscito il film. Poi, ad aprile, arriva la chance di Rai Play. Ora sono felice: lo hanno visto in tanti e adesso ho l’opportunit­à di girare le città e vedere sempre arene piene».

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Sopra la regista e produttric­e Ginevra Elkann

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