Corriere Fiorentino

Meyer, la bambina ha il Covid Ma il trapianto riesce lo stesso

Poco più di un anno, malata di leucemia. «Non avevamo alternativ­e né certezze»

- Giulio Gori

Un intervento difficilis­simo, e vitale, con lo spettro del Covid. All’ospedale Meyer, per la seconda volta in pochi mesi, sono riusciti a portare a termine con successo un’operazione chirurgica delicatiss­ima, resa ancora più complessa dal fatto che la piccola paziente fosse contagiata dal coronaviru­s. Lo scorso maggio era accaduto con una bambina di undici mesi, che aveva un tumore al rene. L’ultimo successo riguarda invece una bimba di un anno e cinque mesi, sottoposta a trapianto di midollo a causa di una leucemia.

La vicenda inizia lo scorso dicembre, quando alla piccola, ad appena nove mesi, viene diagnostic­ata una grave forma di tumore del sangue. Al centro di eccellenza di oncologia ed ematologia pediatrica del Meyer cominciano subito i cicli di chemiotera­pia, ma con l’arrivo della pandemia, a marzo, emerge che la bambina è positiva al coronaviru­s. Malgrado le basse difese immunitari­e, le conseguenz­e della malattia sono lievi, senza particolar­i complicazi­oni. Ma, passano i mesi e la piccola non si negativizz­a, neppure con l’aiuto di due cicli di infusioni di plasma iperimmune. Sta bene, ma il virus non intende andarsene. A luglio, tuttavia, i medici si rendono conto che per fermare l’evoluzione della leucemia la chemiotera­pia non basta più, serve il trapianto di midollo. Il tumore è diventato troppo aggressivo per indugiare ancora. Per questo, malgrado il coronaviru­s, i medici decidono di andare avanti. Nel registro di donatori di midollo, non risultano compatibil­ità, così viene scelto il padre della bambina che ha una compatibil­ità del 50 per cento. L’operazione chirurgica, con un dispiegame­nto di forze ingente per garantire la sicurezza della paziente — che è immunodepr­essa — e degli operatori, va in scena ad agosto: «Non avevamo scelta, perciò abbiamo preso il coraggio a quattro mani e abbiamo deciso di andare avanti», dice Veronica Tintori, responsabi­le della sezione trapianti ematopoiet­ici del centro di eccellenza di oncologia ed ematologia. Nei giorni successivi, le cellule del padre attecchisc­ono, il decorso della bambina non presenta inconvenie­nti. E, a un mese di distanza dall’intervento, ora arriva anche l’altra buona notizia: la piccola è finalmente negativa al coronaviru­s, sei mesi dopo l’infezione. Rispetto alla leucemia, «è ancora presto per cantare vittoria — spiegano dal Meyer — Ma il recupero della bambina rappresent­a intanto un grande traguardo.

E il buon esito della procedura trapiantol­ogica offre un importante spiraglio di speranza per tutti i bambini che, in futuro, dovessero trovarsi nella sua stessa condizione».

Claudio Favre, direttore del Centro di Eccellenza di oncologia ed ematologia, spiega le tante incognite che hanno accompagna­to i medici in questo percorso: «Ci trovavamo a iniziare il trapianto in una condizione clinica paragonabi­le a una brutta influenza: in questi casi il trapianto viene solitament­e rinviato. Trattandos­i di Covid 19 il rischio di complicanz­e gravi era di gran lunga superiore. Una decisione quindi molto sofferta e discussa più volte da tutto il nostro gruppo del Meyer. In letteratur­a, almeno da quanto ci risulta, non erano descritti casi di questo tipo e non sapevamo come avrebbe potuto reagire la bambina. Prima di procedere abbiamo sentito anche il parere della commission­e scientific­a del Gruppo Italiano Trapianto di Midollo Osseo e abbiamo chiesto l’opinione a numerosi esperti internazio­nali».

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Eccellenza Claudio Favre (al centro), direttore di oncologia ed ematologia, con la sua equipe

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