Il neo-governatore
Giani, subito il test sul peso di Firenze «Sinistra in giunta»
Il timore di una Regione troppo «fiorentino centrica» si aggira tra Pd, coalizione e categorie. Ed è un problema anche per la giunta. Eugenio Giani rassicura: «Non sarà così». E apre a un assessore di Sinistra civica.
Un presidente fiorentino, eletto grazie a (tanti) voti del capoluogo. Una vittoria rivendicata dal sindaco di Firenze, più volte. Firenze torna al centro, ma per chi guarda dal resto della regione, un po’ troppo. Se pensate che queste voci, che rimbalzano da un secondo dopo la vittoria di Eugenio Giani, siano esagerate, bastano due battute per dimostrare il contrario. «Ho un dramma personale — ha detto ieri Giani a Un giorno da pecora su RadioRai1 — buttarmi come sempre a Capodanno dai Canottieri, al Ponte Vecchio, dando un segno di fiorentinità, o a Livorno? A Viareggio?». Secondo scena, Mandela Forum. Enrico Rossi parla alla festa per la vittoria di Giani, ricorda la «litigiosità municipalistica toscana» e il segretario Dem Nicola Zingaretti si volta verso la segretaria regionale Simona Bonafè: «E sì, che cavolo...». Arlecchino si confessò burlando. Ma il tema è serio.
Lo hanno dimostrato le richieste di Confindustria, in qualche caso con tutti i sindacati, di un «piano industriale per la Toscana». Perché, ricorda il presidente regionale Alessio Marco Ranaldo, «l’infrastruttura che serve a Grosseto ha un impatto su Firenze, il sistema industriale di Livorno è importante per Prato». Evidentemente, le voci dei dubbi su una politica regionale troppo «fiorentinocentrica» devono essere arrivate anche a Giani. Perché, nel suo discorso al Mandela di fronte a centinaia di persone, parla solo di questo. Di fondi europei che devono essere distribuiti in modo «equilibrato», di una attenzione alle crisi della Toscana, «non mi si accusi di essere fiorentinocentrico, sono partito dal santuario di Montenero a Livorno». E per l’unità della coalizione, arriva anche a cancellare la «sacra legge», chi non viene eletto in Consiglio non ottiene posti in giunta: «Sinistra civica è arrivata ad un passo dal 3%, come Orgoglio toscana». Ma i primi sono stati «una esperienza decisiva per rimettere in discussione gli equilibri a sinistra, in giunta ci dovranno essere». Pare arriverà una rosa di nomi. E il Pd è d’accordo. Magari, l’annuncio che anche Monia Monni, eletta nella Piana, sarà «probabilmente in giunta», ha fatto storcere il naso al Pd regionale e magari un po’ anche a al sindaco Nardella (che ieri ha accolto Giani in Palazzo Vecchio suonandogli il violino). Monni si è riavvicinata al sindaco, ma lui ha più puntato su Cristina Giachi e Andrea Vannucci. E in via Forlanini si ricorda che le province sono 10 mente i posti in giunta 8. Aver piazzato già due assessori, una pure di Firenze con un presidente del capoluogo, complica i giochi. Certo ci sono altri cariche: la presidenza del Consiglio, il capogruppo.
Ma c’è da equilibrare le anime del partito, c’è da tenere conto che un assessore spetta a Italia Viva (baci e abbracci pure tra Matteo Renzi e Zingaretti, che hanno parlato a quattr’occhi prima dell’evento), «pilastro» della coalizione, l’ha definita Giani. Poi c’è il rapporto col Pd nazionale, con Zingaretti venuto di persona per celebrare la vittoria che dice in vista di future coalizioni: «Saranno i territori a decidere». Bonafè annuisce. Poi, c’è solo Giani, che si gode Dolcenera che canta «Imagine», che comincia a salutare tutti dal palco, dai candidati allo staff fino ai parenti e finito l’evento, sbotta: «Mi sono dimenticato di...». Poteva continuare fino a notte.