Anarchici, burocrazia, poi il buio Gli scout restano senza la sede
Via del Mezzetta, lettera della Cngei ai genitori: «Attività sospese, ci arrendiamo»
Senza luce e senza acqua, la sede degli scout in via del Mezzetta è al buio da quasi un anno ed è costretta a interrompere le proprie attività. Niente corsi di educazione per minori, niente assemblee, niente incontri, niente conferenze, niente attività. È tutto finito, almeno fino a quando non tornerà la luce. Trecento metri quadrati di libri, tavoli, giochi attualmente inutilizzati. Già partite le lettere alle famiglie dei bambini che seguivano i corsi, in tutto circa un centinaio.
Una storia che inizia da lontano e che per questo fa ancora più arrabbiare i gestori della palazzina, ovvero la sede fiorentina Cngei, gli scout, che hanno affittato la casa colonica dal Comune con un canone calmierato. La storia inizia precisamente lo scorso novembre, quando la Asl, a cui è legata l’elettricità degli scout, «ci ha staccato il contatore senza avvisarci dopo che al nostro contatore si attaccavano gli abusivi che avevano occupato villa Panico all’interno di San Salvi», spiega il responsabile educativo Pietro Poggi.
Iniziano allora le lunghe interlocuzioni con l’amministrazione comunale, «che ci chiede di avviare i lavori per un nuovo allaccio, assumendoci i costi di realizzazione che ammontano a circa 10 mila euro. Dopo il lockdown eravamo pronti per partire con i lavori, ma siamo stati bloccati nuovamente: questa volta il progetto è stato fermato perché prevede di fare uno scavo nel giardino pubblico e secondo la direzione ambiente non va bene».
E così, spiega Iacopo Gelli, presidente dell’associazione Cngei Firenze, «abbiamo abbandonato la sede e da sabato scorso abbiamo sospeso il pagamento dell’affitto al Comune. Inoltre, come se non bastasse, in questi mesi di lockdown la sede è stata oggetto di assalti a scopi vandalici e furti. Come associazione abbiamo provato a mantenere l’edificio in sicurezza, ma ora non possiamo più farcene carico, da mesi paghiamo un affitto per una sede inagibile e le riparazioni dei danni. Siamo pronti ad investire sul bene pubblico anche molti soldi, ma serve un intervento dell’amministrazione comunale».
Una lettera dura nei confronti di Palazzo Vecchio, quella inviata ai genitori dei piccoli scout, ai quali si chiede il supporto per azioni di «comunicazione massiva nei confronti dell’amministrazione comunale», da cui, si spiega nella missiva, dopo i problemi dello scorso novembre, «ci si aspettava che fosse disposta ad aiutarci».
E non invece che lo spegnimento della luce «fosse al contrario solo l’inizio di un vero e proprio calvario andato avanti dieci mesi, un’odissea costituita da una sconfortante miriade di contatti, telefonate, email, pec, richieste al Quartiere (unica realtà collaborativa), ai più disparati Uffici del Comune, prima fra tutti la Direzione Patrimonio in un gioco di rimpallo di responsabilità e competenze imbarazzante, sopralluoghi congiunti con responsabili della fornitura elettrica e tecnici da noi incaricati, ipotesi di realizzazione opere per ripristinare la fornitura di corrente, preventivi, studi, visione documentazione, consultazioni, progetti e quant’altro».
Sos a Palazzo Vecchio «L’Asl ha staccato la luce perché gli squatter si erano allacciati abusivamente»