Jack London e la peste del 2073 che parla a noi
Anno 2073 ma in California i pochi uomini rimasti sono raggruppati in tribù e camminano sulle dismesse rotaie della ferrovia, coperti di pellicce. Solo l’anziano narratore, ventisettenne nel 2013, ricorda il motivo di quell’involuzione: «La peste scarlatta», titolo anche dell’opera di London, pubblicato dalla casa editrice toscana Tarka, non a caso in questo 2020. In un lungo monologo, interrotto solo dalle domande dei nipoti, il Professor Smith racconta lo scoppio della pandemia. Il volto e il corpo diventavano rossi e l’intorpidimento, che cominciava dalle gambe, raggiungeva il cuore, fermandolo. La rapida decomposizione del cadavere favoriva il rilascio istantaneo dei germi, falciando la società. In assenza di essa e di regole, i bruti, adesso, soverchiano i sopravvissuti. Tarka ripropone ai un distopico romanzo breve, del 1912, anticipatore dei tempi che, però, lancia un messaggio di speranza, utile anche a noi.