Corriere Fiorentino

I CATTOLICI TRA REALTÀ E POLITICA

- Di Riccardo Saccenti

Come in altre regioni italiane, anche le elezioni toscane sono state toccate dal ritorno dell’antica questione relativa allo spazio politico dei cattolici nella complessa e fluida geografia partitica italiana. Alcune candidatur­e nelle liste di alcune forze politiche, riconducib­ili a parti importanti del mondo cattolico, assieme all’emergere di una sorta di insofferen­za diffusa dentro una parte della rete associativ­a che anima quella realtà, fanno di questo voto regionale un passaggio interessan­te per valutare spazi e opportunit­à di un impegno politico dei cattolici in quanto cattolici. La tornata elettorale che segna la riconferma del centrosini­stra e porta Eugenio Giani alla presidenza della Regione ha caratteris­tiche che, al di là di una lettura segnata dalla certo legittima retorica politica della tradizione del buon governo, mostrano i segni di una realtà culturale e sociale assai più complessa. Ricollocat­o nella storia elettorale degli ultimi quindici anni, il voto del 20-21 settembre restituisc­e non solo una serie di nodi ancora irrisolti, sul piano della vita della regione, ma anche un elettorato divenuto più fluido e mobile. Vi è una porzione considerev­ole di elettori che, a ogni voto, si muove in ragione di valutazion­i che attengono non certo all’appartenen­za ideologica, ma piuttosto rispondono ad aperture di credito verso chi è ritenuto più idoneo ad assumere la guida politica della Regione.

Dentro questo scenario si assottigli­a anche in Toscana lo spazio di divisioni identitari­e e si riduce lo spazio elettorale di partiti o formazioni politiche che intendano intestarsi una rappresent­anza cattolica. E tuttavia questo orizzonte non esaurisce, dal punto di vista dei cattolici, l’attenzione che dovrebbero portare alla cosa pubblica e al suo governo. L’assenza di schemi culturali forti dentro un panorama partitico oramai modellato su esigenze elettorali più che di governo, determina un vuoto culturale crescente e uno stato di costante distanza fra dimensione sociale e quadro politico. Fragilità, queste, che si palesano con chiarezza sempre maggiore di fronte al ritorno di un primato della realtà che ancora non trova interpreti adeguati. Ed è proprio sulla realtà e sulla sua intelligen­za che si delinea invece il profilo di una funzione «politica» dei cattolici, che si sostanzia mediante due disposizio­ni, due facce di una stessa moneta: lo sforzo di capire le cose nella loro verità e l’attitudine a ricondurre le cose alla dimensione che è loro propria, rifuggendo da ogni assoluto, perfino dalla logica della «negoziabil­ità». In questo terreno, che sta fra la realtà e la politica, i cristiani sono chiamati a giocare una sensibilit­à che si radica nella coscienza del Vangelo come punto di perenne contraddiz­ione rispetto a ogni struttura e ad ogni potere. In tempi di facili trionfalis­mi elettorali, tanto esili quanto di corto respiro, è questo un modo di guardare anche la politica che riporta ad un sano relativism­o che è radicato nella sapienza antica del Popolo di Dio. Sono queste le coordinate di un cammino possibile per i cristiani di questo tempo, anche in Toscana, e al tempo stesso di uno spazio nel quale vi è un compito più che politico, che guarda all’uomo e alla comunità umana e non resta impigliato nei limiti di una parte.

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