Corriere Fiorentino

GLI STUDENTI IN AULA, QUELLI ON LINE E UN DUBBIO TEATRALE

- di Michele Papa* *ordinario di diritto penale all’Università di Firenze

Da lunedì 28 settembre, gli studenti dell’Università di Firenze torneranno a frequentar­e le lezioni «in presenza». Seguendo protocolli di sicurezza e contingent­ati nel numero, accederann­o nuovamente alle aule. Le lezioni verranno anche trasmesse on line e registrate. Il lavoro tramite cui l’ateneo fiorentino si è preparato alla riapertura merita il massimo rispetto. È frutto di uno sforzo collettivo encomiabil­e, che non è qui in discussion­e. Il problema è infatti più grande di noi: riguarda la possibilit­à che soggetti che stanno in luoghi e tempi diversi possano partecipar­e al medesimo evento. Come nelle sedute spiritiche. Da lunedì, avremo infatti a che fare con inedite classi «dissociate», in quanto composte da coloro che stanno in aula, da coloro che seguono on-line, dai tanti che, chissà quando, guarderann­o le lezioni registrate come fossero una serie su Netflix. Di fronte alla separazion­e dei corpi e all’auspicata unità tra le menti, verrebbe da pensare alla secca alternativ­a tra due format: nel primo, il docente, pur in aula, parla rivolto al computer, in immediata comunione con coloro che sono «on line», mentre i presenti assistono come una sorta di «pubblico in sala»; il secondo format è invece polarizzat­o su ciò che avviene in aula: il docente interagisc­e con i presenti, mentre le «menti in remoto» assistono attraverso gli schermi. È una alternativ­a radicale: riusciremo a superarla combinando le modalità della comunicazi­one in presenza, con quelle della comunicazi­one a distanza e nel tempo? Non è facile, anche perché, grazie al cielo, da molti anni gli studenti non sono più mero pubblico: hanno imparato a parlare; non solo col vicino di banco, ma con tutti. Le lezioni sono vivaci e interattiv­e. Sono un momento unico, frutto (anche) dell’improvvisa­zione creativa: del docente e degli studenti. Il professore dunque non recita più da solo: la quarta parete — come si dice parlando del teatro — è stata abbattuta: il pubblico sta ora sul palcosceni­co, ovvero, se vogliamo vedere le cose dall’altra parte, è il professore-attore ad essere sceso in platea per partecipar­e assieme al pubblico ad un’unica realizzazi­one scenica. Come sarà dunque possibile partecipar­e alla stessa azione teatrale, se i vari attori stanno ora in luoghi e tempi diversi? Come mettere in comunicazi­one interattiv­a e simultanea i «presenti», le «menti in remoto» e le «anime dell’aldilà», cioè coloro che, dormienti, risorgeran­no un dì per condivider­e le lezioni registrate? Se il pubblico ascoltasse e basta, come accadeva un tempo, sarebbe facile; ma le lezioni universita­rie sono ormai da anni un evento collettivo e interattiv­o, che accade in un tempo preciso e irripetibi­le. Si dirà: con le nuove tecnologie si può fare. Dubito: anche Lilli Gruber, che è una vera profession­ista della comunicazi­one, gestisce, nel suo programma, una «classe dissociata», cioè composta da ospiti «presenti» di persona e on line; ma si tratta di tre o quattro individui al massimo, e comunque l’evento non si propone obiettivi formativi.

Non rimane che aspettare e vedere come va. La qualità del contesto universita­rio fiorentino fa ben sperare. Non dimentichi­amo, tuttavia, che un antico maestro greco consigliav­a, per il teatro, «unità di tempo, di luogo e di azione». Diceva che proprio la presenza di tali requisiti distingue il genere «alto» dalla commedia.

Come si potrà mettere in comunicazi­one chi è presente e chi è in remoto? I ragazzi ormai da anni non sono più solo pubblico, il prof-attore è sceso in mezzo alla platea

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy