L’INDIA DI KAPOOR AMORE E AMICIZIA, CON BRIVIDO
L’anteprima italiana di «Kadakh» apre stasera l’edizione on line del «River to River» Il regista, attore e scrittore racconta il suo film, a metà tra thriller psicologico e commedia sociale: «I personaggi ci rappresentano, con le nostre fragilità e invidi
Parte oggi (dalle ore 20) la ventesima edizione del River to River – Florence Indian Film Festival (fino all’8 dicembre on line sulla piattaforma PiùCompagnia/MyMovies) e si apre con Kadakh, ultimo film di Rajat Kapoor (che sarà ospite del festival, per un incontro in streaming, venerdì 4 alle ore 19), opera a metà tra thriller psicologico e commedia sociale. Il giorno in cui Sunil e Malti decidono di organizzare nella loro casa un party con gli amici, ricevono la visita di un ospite inatteso, il marito della donna con cui Sunil ha una relazione extraconiugale. Quella che segue è una serie di eventi che trasformeranno la serata in una notte di sangue, tensioni, menzogne e oscure rivelazioni.
Kadakh sembra guardare a due capolavori del passato, Nodo alla gola (1948) di Alfred Hitchcock e L’angelo sterminatore (1962) di Luis Buñuel, ritratti spietati di una borghesia che nasconde molti scheletri negli armadi, e non solo metaforicamente: «Il mio interesse era rappresentare cosa succede alle amicizie — ci racconta Kapoor — fino a che punto ci si può spingere per gli amici. I personaggi in Kadakh sono tutti piuttosto grigi e poco gentili, ma sono affezionato a tutti loro. Ci rappresentano, con le nostre fragilità, idiosincrasie, capricci, invidie, doppie morali. È la nostra materia oscura e tutte le nostre azioni sono in qualche modo guidate da tutto questo. Ma è umano essere così e ammiro il fatto che, nonoentrambe stante questo, le persone siano capaci di atti di gentilezza, compassione e amore».
Kadakh è anche un film sul matrimonio, un’unione che appare sempre più precaria: «Una mia precedente opera, Mixed Doubles (2005), anticipava già alcune situazioni di questo film — continua il regista indiano — i protagonisti di le pellicole si chiamano Sunil e Malti. Per me l’importante è vedere quello che succede alla fine. Stanno ancora insieme o no? Il vaso si è rotto, o proprio grazie alle sue crepe è rimasto saldo, addirittura più integro di prima? Al termine di una notte molto caotica il finale, con uno sguardo sul loro futuro, resta aperto».
Uno dei punti di forza del film è il continuo cambiamento di registro, con i toni da commedia che si alternano velocemente a momenti ricchi di tensione emotiva e di suspence: «Volevo che il film trasmettesse un senso di caos — spiega Kapoor — e abbiamo lavorato sodo per ottenerlo. Una delle cose che abbiamo fatto è stato girare il film seguendo l’ordine cronologico del racconto. Questo durante la lavorazione di un film accade molto raramente, ma ho pensato che per Kadakh fosse essenziale. Era importante che tutti gli attori sapessero esattamente dove si trovavano in quel particolare momento, o cosa era successo a un personaggio in relazione agli altri».