Corriere Fiorentino

Sotto i portici con la nostalgia dello struscio

- Di Vanni Santoni

Se è pacifico che, di tutte le trovate del Poggi, ultimo architetto autorizzat­o a ribaltar Firenze, piazza della Repubblica è la meno riuscita – in una città di piazze stupende, riesce a essere tanto insignific­ante da tollerare la presenza di una giostra –, si può ancora spezzare una lancia in favore dei suoi portici, specie in tempi di pandemia. Certo, rimangono un po’ fuori luogo e fuori tono rispetto alla città, come e forse più della piazza, ma il loro anelito a un proto-shopping, a una vita cittadina di marca ottocentes­ca prima ancora che borghese, che normalment­e fa un po’ tenerezza, adesso diventa riserva vitale per il cittadino depresso da mesi di clausura: io stesso approfitto della Red, del tabaccaio, dell’edicola e della farmacia per farmi un giretto al coperto, provando nostalgia addirittur­a per il vieto rito dello struscio, oltre che per il tanto criticato, ma oggi ahinoi desiderabi­lissimo, Natale consumisti­co.

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