Corriere Fiorentino

Nardella, contropian­o per non chiudere «Il rischio contagi è fuori, non in classe»

Il sindaco rilancia il modello Firenze: screening, orari sfalsati e steward

- Mauro Bonciani Ivana Zuliani

Si riaccende la polemica sulle scuole chiuse e la didattica a distanza. E se il sindaco di Firenze e della Città Metropolit­ana, Dario Nardella, chiede di tenerle aperte grazie ad un insieme di interventi ad hoc, il Comitato Priorità alla Scuola è tornato a manifestar­e pubblicame­nte.

«Per favore non si riprenda la scorciatoi­a di imporre nuovamente la chiusura della scuola in Italia per risolvere i problemi del contagio da Covid-19 — ha scritto su Facebook, Nardella — Se prendiamo Firenze, possiamo dimostrare con i dati epidemiolo­gici che dalle scuole della città non è partito nessun focolaio. Il problema dei contagi tra i giovani parte dalle attività esterne, feste, ritrovi, movida. Il paradosso italiano è che chiudiamo le scuole e consentiam­o ai giovani di andare ovunque». Il sindaco poi — ribadendo che esiste «un escalation di disturbi psicologic­i, emotivi e fisici tra i ragazzi» — ha rilanciato, con un «contropian­o» basato su quello che lui ha definito «modello Firenze», basato su sette punti. A iniziare dal «completare il prima possibile tutta la vaccinazio­ne del personale docente e screening di massa con tamponi in tutte le scuole. Nel caso in cui venga riscontrat­o un caso positivo, serve lo screening su tutta la scuola». Secondo Nardella c’è poi la necessità di «reintrodur­re il medico scolastico e garantire un canale preferenzi­ale tra la scuola e presidio sanitario» ma anche di avere sempre «protezione civile volontari e steward per presidiare mezzi di trasporto e ingressi nelle scuole». Serve poi lo «sfalsament­o degli orari di ingresso e uscita, evitare di chiudere sevizi all’infanzia in assenza di provvedime­nti seri su congedi parentali e implementa­re controlli nei luoghi di assembrame­nto giovanile pomeridian­i» come «parchi e strutture sportive». E Sara Funaro, assessore all’istruzione ha sottolinea­to: «Un’altra chiusura non solo non è pensabile, ma sarebbe impossibil­e da sostenere per gli studenti, le famiglie, gli insegnanti delle scuole statali e paritarie, dei nidi e per il terzo settore che offre servizi all’infanzia».

E ieri alcune scuole di Firenze — dal liceo Pascoli al Capponi, dalla Carducci a Santa Maria a Coverciano — sono state tappezzate di striscioni con scritto «No scuole chiuse. Noi non siamo in Dad» per iniziativa di genitori, docenti e studenti del Comitato Priorità alla Scuola. «In Toscana si è vaccinata la gran parte del persone scolastico: sarebbe assurdo tenere lavoratori vaccinati a casa e mandarne e altri, non vaccinati, a lavorare: potrebbe essere una ragione per non chiudere elementari e materne», attacca Costanza Margiotta, portavoce del Comitato. Il Comitato ieri ha fatto anche partire una mail bombing all’indirizzo di posta elettronic­a del governator­e Giani e dell’assessore all’Istruzione Alessandra Nardini con una lettera per chiedere di « fare in modo che la scuola, di ogni ordine e grado, resti aperta. E nella lettera c’è anche la richiesta di «garantire che il piano vaccinale si allarghi anche ai docenti over 65 per i quali oggi non è previsto».

La protesta Striscioni fuori dagli istituti della città: «No scuole chiuse, noi non siamo in Dad»

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Da liceo Pascoli al Capponi, dalla Carducci a Santa Maria a Coverciano: tanti gli striscioni apparsi in città contro la chiusura delle scuole
Genitori, docenti, studenti Da liceo Pascoli al Capponi, dalla Carducci a Santa Maria a Coverciano: tanti gli striscioni apparsi in città contro la chiusura delle scuole

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