Primi pazienti fragili vaccinati a Careggi «Contattati 55 e tutti hanno risposto sì»
Il professor Lavorini: per loro in caso di Covid il rischio di morire si alza del 60%
Li chiamano «estremamente fragili», sono i malati che, a causa di patologie gravissime, sono più esposti degli altri ai rischi del Covid 19. E ieri, per celebrare il momento di «liberazione», una di loro, ha voluto abbracciare la dottoressa che l’ha vaccinata.
Careggi è stato uno degli ospedali toscani — non tutti sono ancora partiti — dove è iniziata la campagna di immunizzazione sulle persone vulnerabili, a prescindere dall’età. La prima dose di vaccino Moderna è stata inoculata, nelle stanze del Cto, a 55 pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica, una malattia respiratoria cronica e invalidante: «Sono pazienti fragilissimi, uno studio internazionale dimostra che hanno il 60 per cento di possibilità di morire in più, rispetto agli altri, in caso di Covid — spiega il professor Federico Lavorini, ordinario di malattie respiratorie all’Università di Firenze e primario di pneumologia a Careggi — Abbiamo selezionato i primi 55 per questa prima giornata, ma entro martedì esauriremo il primo giro di vaccinazione per tutti e 350 i pazienti che abbiamo in carico». Ieri, sono state quindi aperte 5 fiale di Moderna, che contengono ciascuna 11 dosi. L’equipe di Lavorini, utilizzando i propri database, ha convocato i primi pazienti in base alla gravità della loro malattia: si tratta di persone che periodicamente si rivolgono all’ospedale per le cure del caso.
«La cosa che ci ha colpito positivamente è che i primi 55 che abbiamo chiamato hanno risposto tutti di sì, senza eccezioni — spiega ancora il professore — Non vedevano l’ora di fare il vaccino: ci hanno chiesto di tutto, dalle possibili contro indicazioni, alla data per la seconda dose, volevano sapere, ma nessuno aveva timori o dubbi, tutti avevano un atteggiamento positivo e propositivo. Anzi, ho notato grande entusiasmo». L’equipe di pneumologia, per l’occasione, si è presentata quasi al completo, per dare un segnale di accoglienza a pazienti che di norma arrivano a Careggi per le cure ogni 3 o 6 mesi. Così, una delle donne vaccinate dalla dottoressa Elisabetta Rosi dopo l’iniezione, non ha resistito all’emozione e ha voluto abbracciarla.
Proprio per la fragilità dei pazienti interessati, alcuni di loro vivono attaccati all’ossigeno. Per questo alcuni sono dovuto arrivare al Cto in ambulanza, e, dentro, l’ambulatorio è stato adeguato per garantire l’ossigeno a chi ne aveva bisogno: «In questo modo — dice il professor Lavorini — pensiamo di poter intercettare tutti i pazienti, anche quelli più gravi, che altrimenti dovrebbero essere vaccinati a domicilio, con maggiori difficoltà e lentezze per la conclusione della campagna». Sono 12 le categorie di malati comprese nella fascia di «estrema vulnerabilità», che comprende persone affette da problemi cardiologici o respiratori, da gravi forme di diabete, pazienti oncologici o in dialisi, o grandi obesi. Per una stima di oltre 100 mila toscani che rientrano in queste categorie di rischio.
❞ I tempi Non vedevano l’ora di fare l’iniezione, entro martedì esauriremo il primo giro per tutte le 350 persone che abbiamo in carico qui in ospedale