Corriere Fiorentino

A scuola d’estate, un flop annunciato

Presidi perplessi, pochi professori disponibil­i, studenti stremati e tante incognite

- Zuliani

Secondo il «piano estate» messo a punto dal governo le scuole potranno fare attività anche da giugno a settembre per consentire agli studenti di recuperare socialità e apprendime­nto. Ma tra dirigenti e professori regna lo scetticism­o. «Personale scolastico e docenti risentono di un anno molto complesso. Dubito che il progetto decolli» commenta Alessandro Artini, referente toscano dell’Associazio­ne Nazionale Presidi.

Tra scrutini, preparazio­ne degli esami e verifiche le scuole stanno pianifican­do anche le attività estive. Sì, perchè secondo il Piano Estate annunciato dal ministero dell’Istruzione, potranno fare attività anche da giugno a settembre per consentire agli studenti di recuperare socialità e apprendime­nto, attraverso laboratori per il potenziame­nto delle competenze e attività educative, che potranno proseguire anche nel corso del prossimo anno scolastico 2021-22.

Le scuole in questi giorni stanno raccoglien­do adesioni e idee da parte dei docenti: c’è tempo fino al 21 maggio per presentare i progetti e fare domanda per accedere ai finanziame­nti. Se non ci sarà personale interno disponibil­e potranno rivolgersi ad associazio­ni e soggetti esterni. La partecipaz­ione degli alunni è volontaria. Ma sul Piano pesano la stanchezza di un anno difficile, i tempi stretti per l’organizzaz­ione, le incertezze sull’adesione e le risorse disponibil­i.

«Può essere una buona idea, ma forse non è questo il momento di concretizz­arla: studenti, personale scolastico e docenti risentono di un anno molto complesso» commenta Alessandro Artini, referente toscano Associazio­ne Nazionale Presidi. «Ho qualche dubbio che quest’anno il progetto possa decollare». Il primo segnale è che tra gli tra gli insegnanti non c’è la corsa a farsi avanti: i più interessat­i sono i precari, ma i loro contratti scadono il 10 o il 30 giugno. Lo stesso per il personale Ata (ausiliario tecnico amministra­tivo). «Se per i docenti è previsto un valido compenso orario e la possibilit­à di essere reclutati come esperti esterni, per gli Ata no: chi aprirà le scuole e farà sorveglian­za?» commenta Emanuele Rossi, della Cgil. «Si percepisce un clima di difficoltà: c’è poco tempo per presentare i progetti e l’incognita sulla partecipaz­ione dei ragazzi. È un’idea che può servire, ma prima risolviamo i problemi veri della scuola: servono più organici, meno studenti per classe e precari stabilizza­ti, in cattedra da settembre».

Per Cristina Grieco ex assessore regionale e oggi consulente al Ministero, «è un’opportunit­à importante, a prescinder­e dai giorni di scuola persi: ogni scuola può mettere in campo progetti in base alle esigenze di famiglie e studenti, laboratori che quest’anno sono stati penalizzat­i, accompagna­mento psicologic­o, sport, musica, teatro. Abbiamo pensato a questo piano come a un ponte verso l’anno prossimo e verso una scuola nuova, aperta al territorio». Grieco spiega che «potranno essere utilizzati anche gli insegnanti precari».

Al classico Galileo di Firenze, per esempio, si ipotizzano tre attività, tra cui teatro e corsi di recupero: due saranno a scuola e una in giro per la città. Al liceo Pacini di Pistoia l’idea è dare spazio alle attività interrotte causa Covid: sport, teatro e orchestra.

Al comprensiv­o Barsanti di Firenze verrà ripreso il tradiziona­le campo estivo a Marradi. Al Ghandi di Prato, a luglio e settembre saranno fatte attività ludiche e di socializza­zione.

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In piazza Giovanissi­mi studenti dipingono uno striscione per la scuola in presenza (Cambi/Sestini)

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