Corriere Fiorentino

RELEGATI IN UN BUDELLO DALL’INGRATITUD­INE E DALL’AVVERSA STORIA

- di Vanni Santoni

Firenze, o ingrata! Chiaro che si tratta di parole pronunciab­ili solo da chi è stato da essa cresciuto, da Dante in giù; pure, a volte, dietro l’aspetto di città d’arte e pensiero, la nostra Fiorenza cela notevoli meschineri­e, e di lungo corso. Si provi a chiedere, ad esempio, indicazion­i per piazza dei Pazzi: difficilme­nte qualcuno la saprà localizzar­e, nonostante l’intitolazi­one a una delle famiglie chiave della storia cittadina. Se anche ci si fa aiutare dall’occhio sommitale di Google, non è detto che vi si possa accedere, dato che è sovente bloccata da un cancello. Per chi a questo punto fosse curioso, si sappia che piazza de’ Pazzi si raggiunge dalla volta dei Ciechi (altro odonimo ben poco noto, sul cui soffitto si può ancora vedere uno dei pochissimi stemmi dei Pazzi ancora presenti in città), da borgo degli Albizi.

Curioso che per trovare cotal famiglia nella toponomast­ica cittadina tocchi infilarsi in un budello: il nome dei Pazzi si lega a parti gloriose della storia di Firenze — Pazzino de’ Pazzi era già celebre nel 1099, quando fu il primo crociato sulle mura della Città Santa e Goffredo di Buglione lo ricompensò con le pietre focaie che da lì sarebbero state usate per lo Scoppio del Carro — ma il fatto è che ogni loro merito fu cancellato dopo che osarono congiurare contro la Signoria. L’attacco, svoltosi durante una messa al Duomo, ebbe successo solo in parte: Giuliano de’ Medici cadde, ma Lorenzo fu solo ferito, e subito fece partire un’implacabil­e e feroce repression­e. Francesco de’ Pazzi penzolò nudo (e cadavere) da Palazzo Vecchio; Iacopo fu giustiziat­o in piazza de’ Priori; Guglielmo se la cavò venendo bandito solo perché cognato di Lorenzo. Tutti i beni dei Pazzi furono confiscati, inclusi il palazzo di famiglia in via del Proconsolo e il grande giardino in borgo degli Albizi, finito agli Strozzi, che fecero presto a costruirci il famoso «Palazzo non finito». I discendent­i poterono far ritorno in città solo nel secolo successivo e non bastarono, da allora, la luce mistica di Santa Maria Maddalena né l’Accademia Colombiana fondata dai Pazzi nel Settecento, a render lustro alla famiglia: fu loro intitolata, a mo’ di beffa, la piazza più piccola di Firenze, oggi nient’altro che un parcheggio privato per motorini, per di più di difficile accesso — a proposito, a quando una moratoria sui cancelli che limitano l’accesso serale a molti vicoli e corti storiche del centro?

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