Corriere Fiorentino

UN CENTRO DI GRAVITÀ PER RENZI

- di Franco Camarlingh­i

Il problema di Matteo Renzi, come si capisce anche leggendo il suo ultimo libro «Controcorr­ente», non è il passato: ha fatto il suo anche in condizioni di minoranza, vedi i due ultimi governi. Il problema non è nemmeno il futuro immediato, almeno fino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. No, la questione che deciderà del destino politico di Renzi è di non restare inchiodato ai sondaggi attuali. Con il due per cento dei voti si può anche sopravvive­re per decenni, ma bisogna chiamarsi Ugo la Malfa. Il fatto è che Renzi sembra coltivare una beata solitudine, confidando soprattutt­o nella pochezza degli avversari. Aveva promesso di rinnovare la classe dirigente dell’Italia, riuscendo invece solo a creare un gruppo di fedeli seguaci, fedeli finché sia convenuto, naturalmen­te. Ecco allora che non va di scartina nell’attaccare il non più fedele Dario Nardella che, per ragioni locali si trova a sostenere la candidatur­a del sindaco uscente di Sesto. Quel Lorenzo Falchi che sconfisse clamorosam­ente il Pd di Renzi e guida l’opposizion­e allo sviluppo dell’aeroporto di Peretola. Ma, come si sa, i tempi cambiano e anche i più convinti pensano al dopo e cercano di darsi un profilo indipenden­te e più adatto a sopravvive­re. C’è un altro aspetto della vicenda di Renzi che merita di essere osservato. Per chi abbia una visione non ideologica della politica e che non voglia ridurre il confronto fra forze diverse o anzi antagonist­e a un uso improprio della giustizia, come invece è successo negli ultimi decenni, è apprezzabi­le la decisa opposizion­e di Renzi al giustizial­ismo e al populismo.

Non sempre è stato così, ma su un punto l’ex sindaco fu coerente fin dall’inizio della sua avventura: il rifiuto dell’antiberlus­conismo ideologico e di convenienz­a che ha portato la sinistra italiana a consumarsi come una candela. Ora l’antiberlus­conismo non ha più ragione di essere come ragione di fondo dello scontro politico, ma l’uomo di Arcore ha lasciato un enorme spazio che non è mai definitiva­mente acquisito da nessun partito o leader, se non per un particolar­e aspetto. Quello che è stato l’attacco costante per anni e anni a Berlusconi, dal versante politico, da quello giudiziari­o o mediatico, si è riversato negli ultimi tempi su una persona che è quella di cui abbiamo parlato fino a ora, cioè Renzi. Una parte dell’opinione pubblica può interpreta­re la situazione attuale come quella in cui Matteo, per quanto riguarda l’assedio politico e giudiziari­o, ha preso il posto di Silvio. Anche da questo punto di vista gli scarti di Renzi verso le persone che gli sono state accanto somigliano a quelli di Berlusconi, come quando senza esitazione dichiara che David Ermini, il vicepresid­ente del Csm, da lui sostenuto al tempo che fu, è un incapace… Renzi potrebbe tentare davvero di occupare uno spazio centrale, pur rivolto a sinistra, che allo stato non ha sostanzial­i punti di riferiment­o. Basta aver chiaro che non servono solo abilità tattica e comprensio­ne anticipata dello spirito del tempo. Servono visione, pensiero e cultura che non abbiamo ancora visto, ma che Dio ci liberi dal dover apprendere da un altro libro, senza offesa per gli sforzi letterari di nessuno.

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