E gli albergatori lanciano l’allarme «A Firenze già il 20% di disdette»
Le città d’arte e la costa hanno da poco ricominciato ad accogliere turisti e visitatori (quasi tutti italiani) che l’aumento dei contagi e le ipotesi sull’uso estensivo del «green pass» ed il ritorno alla Zona Gialla hanno congelato l’ottimismo degli addetti ai lavori. E albergatori e ristoratori sono preoccupati, hanno paura che possano arrivare ondate di disdette e un nuovo crollo degli affari. Di certo una frenata si registra già a Firenze e gli esercenti chiedono nuove regole.
L’allarme sull’effetto contagi arriva da Federalberghi Firenze e area metropolitana. «Per il mese di agosto a Firenze le disdette negli hotel, a causa della variante Delta del Covid, si attestano tra il 15 e il 20%. Bisognerà poi capire quante nuove prenotazioni salteranno — dice il presidente, Francesco Bechi — ma chi è vaccinato corre pochissimi rischi e il nostro settore deve ripartire. Non è che ci possiamo bloccare di nuovo a causa della variante: stavolta dobbiamo gestire bene la situazione».
«Di certo la variante può ridurre le prenotazioni, così come eventuali cambi di colore delle regioni — aggiunge — però al momento non vedo disdette di massa. Dobbiamo evitare di alimentare il clima di incertezza e pensare piuttosto a rispettare le regole attuali, sia da parte delle strutture che degli ospiti». Secondo Gianfranco Carniani, di Confindustria alberghi Firenze, «più che prenotazioni cancellate parlerei di prenotazioni che non arrivano. La gente ha tanti dubbi, ora più che mai, ed aspetta, è prudente. La situazione per noi non è mai stata così difficile e la ripresa è molto lenta». Anche sulla
Costa si respira il clima di incertezza. «Qualche cliente che chiama preoccupato e chiede informazioni sulla situazione toscana c’è, ma la costa toscana per ora regge. Non mi risultano disdette, anzi siamo in over booking. Attendiamo viaggiatori da tutto il mondo — afferma Paolo Corchia, titolare del President di Forte dei Marmi e vice presidente nazionale di Federalberghi — so che anche la Maremma sta andando alla grande. Probabilmente la costa risente meno della città d’arte perché qui si sta all’aria aperta e quindi le persone si sentono più al sicuro». E Corchia teme un effetto paura: «Al Governo abbiamo chiesto che ci fosse un appello alla prudenza, a fare vaccini, ma il terrorismo psicologico non aiuta nessuno. Noi eravamo anche favorevoli alle vaccinazioni nelle aziende, nei nostri alberghi, ma la
Regione Toscana ha bloccato il nostro progetto per mancanza di dosi. È gravissimo. Ecco, preoccupiamoci di queste cose, di queste inefficienze — conclude — e non facciamo campagne allarmistiche. Soprattutto ora che si inizia a rivedere qualche russo, qualche americano, qualche arabo».
Anche le associazioni di categoria temono il rallentamento della ripresa. «Proprio in questi giorni, finalmente, attraversando il centro storico della città si aveva la percezione di un tangibile ritorno del turismo internazionale — dice Lapo Cantini, direttore di Confesercenti Firenze — non pregiudichiamo questa piccola “ripresina”. Grazie ai vaccini, all’aumento dei positivi non corrisponde una maggiore pressione sugli ospedali, tanto che Governo e Cts, anche su richiesta delle categorie economiche, stanno valutando un cambio dei parametri per la passaggio da Zona Bianca a Gialla, attribuendo maggiore importanza a ricoveri e terapie intensive. Noi continuiamo a sostenere la necessità di potenziare con ogni mezzo la campagna vaccinale. E il green pass al momento dovrà essere probabilmente limitato ai “grandi assembramenti”, come discoteca, concerti, stadio, feste private». Mentre Aldo Cursano (Confcommercio Firenze) sottolinea: «Il dato registrato dagli albergatori fiorentini è il frutto degli annunci sconsiderati del governo su un possibile ritorno alle zone colorate. E a pagarne le conseguenze sono soprattutto le città d’arte. Se il tema è il green pass facciamo in modo di incentivare la campagna vaccinale, ma poi chi si vaccina deve essere libero di circolare, senza alcuna restrizione. Come categoria siamo disposti ad accettarlo a patto che non si chiuda più».