Corriere Fiorentino

Pressing contro bel gioco, Juric e Italiano si sfidano Così vicini ma così lontani

Quasi coetanei, filosofie diverse. In comune la voglia di imporsi

- Matteo Lignelli

Torino-Fiorentina è anche Ivan Juric contro Vincenzo Italiano, due tra i tecnici più interessan­ti del campionato. Quasi coetanei — Italiano ha 44 anni, Juric un paio in più — tanta gavetta, ma idee abbastanza diverse.

Se parliamo di calcio, infatti, è il croato del Toro a essere il più «italiano». Un allievo diretto di Gian Piero Gasperini, l’allenatore che ha portato l’Atalanta in Champions League, a cui ha fatto da vice per diverse stagioni. Che Juric si sia stancato, o meno, di sentirselo ripetere (è probabile di sì) abbiamo a che fare con la stessa filosofia, ma applicata in modo differente. Si può dire che sia più «difensivis­ta». Sempre tanti duelli individual­i, usati però come marcatura a uomo per tutto il campo. Non a caso il Torino è la squadra che pressa in maniera più intensa ed efficace. La terza per palloni recuperati, guarda un po’, dietro al Verona (lasciato in estate) e all’Atalanta del Gasp. I granata sono tra i migliori anche se parliamo di palloni intercetta­ti e duelli aerei. Numeri che si ritrovano nei 19 gol subiti finora, meno del Milan, della Roma, della Dea e in generale pochi per chi sta nella parte destra della classifica.

Meno della Fiorentina di Italiano, che ne ha presi 25 e insegue un posto in Europa con sette punti in più in classifica (32 contro 25). A sprazzi la sua squadra ha giocato così bene che, al contrario, trovare paragoni in serie A non è facile. Quando i viola hanno il contatore dell’intensità e del furore al massimo della carica non è una bestemmia accostarli al primo Liverpool di Klopp. Inciderà, forse, anche la somiglianz­a del modulo, quel 4-3-3 così diverso dalla difesa a tre schierata da Juric e tanti altri colleghi del campionato. Certo, le conseguenz­e sulle gambe dei calciatori sono

Duellanti Ivan Juric e Vincenzo Italiano, allenatori contro oggi a Torino (Pecoraro/LaPresse, Sestini) parse evidenti, con qualche gol di troppo arrivato proprio a causa della stanchezza. Altri, invece, sono dovuti al calcio offensivo di Italiano, a cui piace tenere la linea difensiva alta. «Segnare almeno un gol in più degli avversari», insomma, anziché prenderne uno di meno. Più azioni d’attacco (36 di media per gara, contro le 32 del Torino), un centinaio di passaggi riusciti in più in ogni partita (nessuno meglio dei viola), più cross, più corner battuti, sono alcuni dati che confermano l’offerta spettacola­re della Fiorentina, che ha più qualità in rosa e, pure lei, cerca sempre di recuperare la palla più avanti possibile. Quando ce l’ha, però, prova a tenerla e a giocarla con pazienza, con ribaltamen­ti di lato, sovrapposi­zioni dei terzini e inseriment­i dal lato debole degli avversari per portare in area più giocatori possibile.

Qualcosa in comune le squadre di Juric e Italiano ce l’hanno, ed è un difetto: la poca precisione quando si tratta di portare l’ultimo passaggio, o l’ultimo dribbling, per andare in porta. Non a caso sono nona (la Fiorentina, 247) e decima (il Torino, 246) nella classifica dei tiri totali. Gli undici gol di differenza (34 contro 23) si spiegano con due parole: Dusan Vlahovic. Stessi tentativi, ma ben 20 conclusion­i in più verso lo specchio grazie al cecchino serbo, capocannon­iere del campionato e sempre schierato.

Impari il confronto con Belotti, due gol in nove partite, frenato dagli infortuni. Un altro che ha rifiutato il rinnovo e può partire a zero, accostato più volte al club di Commisso che però davanti si è coperto con Piatek e Ikoné. Rinforzi di qualità, come quelli che Juric chiede al suo presidente.

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