Corriere Fiorentino

GLI ALTRI MALATI DA SOLI

- Enrico Nistri © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Alla sofferenza degli ammalati, condannati magari ad affrontare terapie od operazioni ad alto rischio senza il conforto dei cari, si aggiunge la sofferenza degli anziani ricoverati nelle residenze sanitarie assistite, per cui ormai dal marzo di due anni fa è sempre più difficile ricevere visite. La preoccupaz­ione di ridurre i rischi di contagio ha indotto le case di riposo prima a chiudere ermeticame­nte i cancelli delle strutture, poi a sopperire alle visite con videochiam­ate, in seguito ad autorizzar­e colloqui attraverso un divisorio in plexiglas simile a quelli utilizzati nelle carceri, infine, ma non ovunque, a istituire «stanze degli abbracci» in cui permettere un simulacro di contatto fra congiunti e ricoverati. In molti casi i titolari delle case di cura hanno applicato in maniera restrittiv­a la stessa normativa regionale, condiziona­ti in parte dalla preoccupaz­ione di prevenire i contagi, in parte dalla carenza di operatori. E l’aggravarsi dei contagi ha indotto negli ultimi giorni a ulteriori limitazion­i, è di ieri la notizia che la Rsa Canpansi di Siena ha sospeso gli incontri nella «stanza degli abbracci» ma non sarà l’unica.

Limitazion­i di questo genere prostrano i ricoverati degli ospedali come delle Rsa: non tutti i degenti comprendon­o i motivi per cui i familiari non li visitano e si sentono abbandonat­i. Ma sono fonte di rimorsi ancor più lancinanti per i loro stessi parenti. La logica dell’emergenza poteva giustifica­rle due anni fa; oggi, al netto degli innegabili rischi, sono una sconfitta per un sistema sanitario toscano allo stremo per colpe non (tutte) sue. Certo per molti le emergenze sono altre, a partire dalla ripresa delle lezioni. Può essere comprensib­ile: i giovani sono il nostro futuro. Ma un futuro privo di rispetto nei confronti di chi rappresent­a il passato, merita di essere desiderato?

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