La passione viola che portò anche sul nostro giornale
«Perché non scrivi della Fiorentina occupandoti di uomini e città?». Fu così che cominciò la collaborazione tra David Sassoli, allora vicedirettore del Tg1 e da sempre tifosissimo viola, e il Corriere Fiorentino. E fu così che lo stesso Sassoli, un anno e mezzo dopo (era il 19 aprile 2009), decise di iniziare il suo articolo, l’ultimo prima di volare a Bruxelles: «Cara Viola ci rivediamo in Europa», si intitolava quel giorno la sua rubrica «A mente fredda». «Perché tanto, statene certi — scriveva Sassoli — i viola in Europa
continueranno a starci». Una specie di auspicio per una Fiorentina che di lì a poco avrebbe vissuto la Champions con Prandelli e poi la semifinale Uefa con Montella. «Sono nato nell’anno del primo scudetto (nel ’56, ndr) — disse il 18 ottobre 2019, giorno in cui Firenze gli regalò le chiavi della città — e mi ricordo nel ’69 quando vincemmo il secondo: i commercianti fecero la busta della spesa con sopra lo scudetto viola. Adesso serve aspettare il terzo, perché non c’è due senza tre». Trapiantato giovanissimo a Roma, Sassoli, attraverso questo giornale, ha raccontato le gag con Emilio, il barista sotto casa sua, romanista sfegatato e sempre pronto alla battuta per stuzzicarlo («David sa cos’ho giocato sulla ruota di Firenze? Il 47, morto che parla»), citato Dostoevskiy per scongiurare i fischi di Ibrox e Dante per augurarsi il ritorno in società di Antognoni. Da presidente europeo poteva seguire meno il calcio. Ma il suo cuore è sempre rimasto lì, alle Cure. E a quelle corse dal giornalaio. Per leggere, anche, della sua Fiorentina.
Leonardo Bardazzi