Il doppio sguardo di Piero Ciampi
Livorno Il 19 gennaio al Teatro Goldoni l’omaggio al cantautore con Alessia Arena e Chiara Riondino «Tutto nasce da una passeggiata sul lungomare quando ci siamo ritrovate a parlare di come si cambia»
Non è un concerto, non è teatro-canzone nel senso tradizionale «gaberiano», non è un recital. «So solo ciò che non è» sorride Chiara Riondino pensando allo spettacolo dedicato a Piero Ciampi che ha realizzato con Alessia Arena pronto al debutto al Teatro delle Commedie di Livorno il 19 gennaio. «Se qualcuno può suggerirci una parola nuova...» come se si rivolgesse alla platea.
Il 19 gennaio di 42 anni fa ci lasciava Piero Ciampi. E come ogni anno Livorno dedica la giornata al Premio che porta il nome del cantautore simbolo della città. Quest’anno con l’anteprima di Piero è passato di qui, primo racconto al femminile sulla poetica di questa figura ancora molto da esplorare. Un cantautore diverso da tutti gli altri anche se perfettamente inserito in quel filone degli anni 60 che da Paoli e Tenco ha trasformato il modo di raccontare amori e passioni. Un autore che per la sensibilità di oggi forse verrebbe tacciato di «maschilismo», amorevolmente rivisitato da due cantattrici molto diverse. Lo stesso giorno uscirà anche l’album Piero è passato di qui.
«Chiara è più ciampiana di me: sagace, ironica, a tratti sarcastica. Ma io sono quella che lo amava da prima, e se ho scelto di vivere a Livorno è anche per le atmosfere che lui ha dipinto» racconta Arena. Tutto nasce da una passeggiata sul lungomare, dopo la fine della «zona rossa». «Ci siamo ritrovate a parlare della vita, di come si cambia, della sorte, ed ecco emergere quella visione coinvolgente ma distaccata, quella specie di doppio sguardo di Piero Ciampi. Le ho proposto di cantare insieme una canzone. Ci siamo sedute sul pavimento di casa mia che un po’ ricorda la Terrazza Mascagni e abbiamo intonato Fino all’ultimo minuto. Ci siamo guardate negli occhi: “Però, funzioniamo!”, percependo subito una complementarietà di sguardi e del sentire». Un amico a cui hanno fatto sentire quel primo esperimento ha commentato: «Alessia è la voce che canta il mare di Antignano, Chiara quella del Ciampi delle osterie». Due diversi colori che non snaturano l’autore perché «siamo state noi ad andare verso Ciampi, non lui verso di noi». È un racconto in musica dove le canzoni si susseguono senza soluzione di continuità, e le poesie di Ciampi si inseriscono come fulmini nella tempesta, pensieri e suggestioni che si accavallano, con le due voci — il mezzosoprano Riondino e il contralto Arena — che incarnano la dualità e l’imprevedibilità ciampiana.
Prefazione, prologo, tre capitoli e una conclusione. È la stessa discografia di Ciampi degli anni 60, quella meno nota soprattutto, a dettare i tempi. Dall’incipit che si scrive da solo di «Io sottoscritto, nato il 28 Settembre del 1934, scomparso circa una settimana prima o dopo, non si ricorda…» con cui inizia Niente risolto. Al quasi epitaffio: «Perché dici di amarmi? Per andare avanti? Dove?» di Più di così no. Nel mezzo, Il Vino cantato nella tonalità originale da Chiara e un’ottava sopra da Alessia. Confiteor dove Ciampi torna a narrarsi: «Mia madre, quando parla di me, dice che son un buon figlio». Poi Il giocatore. Ma anche rarità Alé Alé dove Ciampi butta a mare i suoi ricordi. «C’è voluto un gran stravolgimento nella mia vita per farmi “incontrare” Piero Ciampi — pensa Chiara Riondino — Un autore controverso e divisivo, chi lo ama alla follia e chi non vuole averci a che fare. Considerato purtroppo molto laterale nel panorama della canzone d’autore». Ma «in un tempo in cui i grandi cantautori sono scomparsi, De André, Gaber, Tenco, questa lateralità dovrebbe finire». All’inizio era scettica: «Non mi piaceva il suo essere distruttivo e autodistruttivo, la sua tragicità sempre incombente. Ma ho scoperto quella vena di disincanto e ironia che mi piace tantissimo».
L’esempio più calzante è come trattano il tema dell’amore. Non attraverso Ho bisogno di vederti o L’incontro. Sarebbe stato banale. Loro scelgono una via obliqua: La grotta dell’amore. Dove Ciampi avverte di «non precipitare nella grotta dell’amore perché mai ne uscirai, mai più». In una sola frase «c’è dentro tutto il suo percorso amoroso» sospira Chiara. Oppure Albergo «che non è una canzone, è la pagina di un ottimo romanzo». «Più entri dentro in questo suo modo di scrivere e più ti sale la rabbia e ti chiedi come sia possibile che uno così non sia conosciuto come De André. Non ha nulla di meno». Ognuna di loro legge l’anima di Ciampi in modo diverso. C’è un unico aggettivo che accomuna il racconto di entrambe: «crudo». «Ciampi è entrato nella mia vita da crudo, vero, mai ridondante nei sentimenti. Come in Fino all’ultimo minuto» è il pensiero di Alessia. «Raccontava la realtà esattamente come risultava ai suoi occhi, senza infiorettature, nuda e cruda» è il controcanto di Chiara.
Più entri nel suo mondo e più ti chiedi come sia possibile che non sia conosciuto come De André