Corriere Fiorentino

Sono guariti, ma il green pass non arriva: il Pignone li libera col medico aziendale

I tempi lunghi del rilascio della carta verde mettono in difficoltà aziende e associazio­ni. Giani: il governo mi assicura un’accelerata

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Dopo lunghi giorni di isolamento, è finalmente arrivato il tampone positivo. E grazie alla nuova ordinanza regionale, il guarito può anche uscire di casa. Ma non può tornare a lavorare, perché da Roma il green pass non è ancora arrivato. Un caso che succede sempre più di frequente da quando i casi di Covid, a livello nazionale, sono esplosi a causa della variante Omicron.

Così, tra tante attività che sono in difficoltà, ce ne sono altre che trovano soluzioni alternativ­e. Come il Nuovo Pignone di Firenze, che ha deciso di mettere in campo «una procedura semplifica­ta, alla Giani», per dirla con le Rsu. Se infatti il governator­e ha risolto le lungaggini delle pratiche di fine isolamento, decidendo che chi non riceve una comunicazi­one dalla Asl a 24 ore dal referto del tampone negativo ha comunque diritto a uscire di casa, al nuovo Pignone hanno deciso di fare entrare a lavorare chi avrebbe diritto al green pass ma ancora non l’ha ricevuto. Come? «Molti dipendenti lavorano in smart working, ma 1.400-1.500 di noi sono in presenza — spiegano dalle Rsu —. E siccome di tutti quelli che sono a casa a causa del Covid in realtà il 20% è già guarito e solo in attesa del green pass, il lavoratore interessat­o viene in azienda, passa in infermeria e il medico aziendale attesta il suo diritto sostanzial­e a lavorare e lo fa entrare».

Non tutte le imprese, specie quelle più piccole, possono avere a portata di mano un medico come il Nuovo Pignone, così Sauro Nardi, titolare di tre saloni di parrucchie­re a Firenze, Contrasto-Aveda, su 35 dipendenti, ne ha visti 8 positivizz­arsi col Covid e metà di loro avere problemi a tornare a lavoro una volta guariti: «Alcune ragazze sono rimaste a casa 3, 4 giorni in più, perché il green pass non arrivava, una lo sta ancora aspettando».

Del resto, per chi è vaccinato e poi ha avuto il Covid, l’idea di doversi mettere ogni due giorni in coda a una farmacia per fare il tampone e avere la carta verde temporanea desta molto fastidio. Sempre che riesca a trovare posto: «Ho dovuto vivere una settimana come un no vax», racconta Guido, un nostro lettore, mentre il record appartiene probabilme­nte a una fiorentina che si è negativizz­ata dopo la malattia il 23 dicembre e ha ottenuto la carta verde soltanto il 7 gennaio, «dopo aver smosso mari e monti». Così, Giani ha lanciato la proposta al governo di non sospendere il green pass da vaccino, in modo che chi guarisce e esce dall’isolamento possa ancora far valere quello vecchio, in attesa del nuovo. «Ma da Roma mi hanno assicurato che stanno accelerand­o sull’emissione dei green pass», ha detto martedì il governator­e.

L’ulteriore problema, spiegano da Cna Firenze, è che mentre il sistema prova a rimettersi in pari, a volte finisce per dimenticar­si l’arretrato: «Abbiamo 280 dipendenti e di questi una ventina sono a casa per il Covid, ma 5-6 in realtà sono guariti e aspettano solo il green pass — dice Massimo Lapini, responsabi­le delle risorse umane di Cna Firenze —. A Roma qualcosa negli ultimi giorni si è mosso, ma il paradosso è che c’è chi è guarito questa settimana e ha già la carta verde, ma c’è chi invece si è negativizz­ato la scorsa settimana e ancora deve aspettare per rientrare in servizio».

Anche il mondo del trasporto pubblico locale è piegato dall’ondata di variante Omicron. Ieri, Autolinee Toscane ha annunciato che oggi mancherann­o, causa Covid, 684 autisti. Non ci sono statistich­e su quanti siano guariti e solo in attesa di poter ripartire, ma dalle aziende di trasporto più piccole arrivano notizie aneddotich­e su questi casi: sono 3 ad Arezzo e 10 a Siena.

Autolinee Toscane annuncia che oggi mancherann­o 684 autisti

C’è chi è guarito questa settimana e ha già il pass e chi è negativo da sette giorni e ancora non lo ha

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