«Avanti con San Salvi», ma la Asl per ora tace
Palazzo Vecchio spiega il progetto e chiede ancora risposte all’azienda sanitaria
Cinque settimane fa il Comune di Firenze annunciava l’avvio del restauro della Palazzina 37 di San Salvi, quella del famoso murale, per trasformarlo nel museo de La Tinaia, la galleria-scuola d’arte degli ex internati in manicomio. E chiedeva all’Asl di concedergli altre palazzine del complesso per poter iniziare il piano di risanamento urbano dell’ex manicomio.
Oggi, come spiega la vicesindaca Alessia Bettini «mentre aspettiamo una risposta, andiamo avanti lo stesso anche da soli: non solo per la Palazzina 37 ma per il progetto unitario dell’area». Insomma la Asl, proprietaria di quasi tutti gli edifici a San Salvi, per adesso non ha dato una risposta definitiva a Palazzo Vecchio.
Per Bettini «questo è forse uno degli ultimi luoghi su cui dobbiamo fare progetto di rigenerazione urbana complessivo, è troppo importante. E dobbiamo farlo insieme alle altre realtà che ci lavorano, innanzitutto la compagnia dei Chille de la balanza che ne sono l’anima». Anche per questo e in questo senso i Chille de la balanza e il Comune di Firenze hanno lanciato ieri un bando per progetti di rigenerazione urbana che scade a fine gennaio e di cui vedremo i frutti dal 13 al 15 maggio in occasione della festa con cui si celebra l’anniversario della Legge Basaglia. Questo bando è rivolto agli studenti dell’Accademia di Belle Arti e della facoltà di Architettura, ad attori, autori, performer e ballerini, per contribuire ognuno a suo modo e con la propria specificità a portare avanti la rinascita di San Salvi.
«I nostri ragazzi — spiega Gaia Bindi dell’Accademia Belle Arti — vengono coinvolti in un percorso di confronto con un luogo e la sua storia che ogni anno porta risultati bellissimi e sempre nuovi». Un luogo che, specifica il professor Francesco Collotti di Architettura «era basato su un racconto di paradossi, ma continua a produrre senso ed è questo il lavoro che va fatto e i nostri studenti lo stanno facendo fin dai tempi bui della chiusura per la pandemia». Edoardo Semmola
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«Non vogliamo intervenire solo sulla Palazzina 37, ma in tutta l’area È uno degli ultimi luoghi da rigenerare, è troppo importante»