Bryan Adams
Il concerto La felicità sta nelle connessioni umane, parola dell’«ultimo rocker in circolazione»
Giovedì al Nelson Mandela Forum la tappa fiorentina del tour del cantante canadese che promuove il suo ultimo disco «So Happy It Hurts». I successi, le passioni e quel debole per i cani che sono stati «mandati sulla terra per salvare l’umanità»
«La musica è ovunque, e soprattutto è nella mia testa, e non si ferma mai: guardare Quanto a Firenze... è come guardare l’amore stesso». E dal cuore di molti Bryan Adams non si è mai spostato in tanti anni: Heaven, It’s Only Love, Summer of 69, Run To You e Please Forgive Me sono alcuni dei pezzi indelebili di questi 40 anni di carriera, diventati colonna sonora nella memoria di molte generazioni. Giovedì 8 Dicembre alle 21, «l’ultimo rocker in circolazione» come gli piace sentirsi definire da noi, torna in concerto al Nelson Mandela Forum di Firenze, con una delle tre date del suo tour italiano nel corso delle quali canterà i brani dell’ultimo album So Happy It Hurts, uscito a marzo 2022 dopo il successo ottenuto per Shine a Light: «Si parla di libertà, autonomia, spontaneità e del brivido di correre su una strada senza barriere. Le parti effimere della vita legate alla connessione umana sono il segreto vero della felicità». Che Bryan Adams, oltre a suonare della bella musica, abbia scattato tutte le copertine dei suoi album non è cosa nota ai più, ma riconoscere un professionista della fotografia è una piacevole scoperta. Tanto bravo da esser stato scelto come fotografo del 48° calendario Pirelli, che in Italia — e non soltanto — è un’icona: «È stata un’esperienza davvero indimenticabile e straordinaria, da tutti i punti di vista, oltre che un vero onore per me. Le foto sono un ottimo modo per potere fare delle dichiarazioni di valore. Ho realizzato dei libri sui senzatetto, sulle loro battaglie, e uno anche sulle vittime della guerra (Wounded: The Legacy Of War). In un certo senso, in questo modo, posso sfogare le mie frustrazioni nei confronti della società, facendone arte attraverso le mie fotografie».
So happy it hurts parla di libertà. Cos’è per lei la felicità e perché lei ritiene che siano così importanti le connessioni umane?
«Sono contento mentre guardo avanti, quando non mi soffermo sul passato. La felicità è nelle piccole cose, non c’è una soltanto che mi dà gioia. I legami umani sono importantissimi, siamo fatti per comunicare. Se mi chiedi cosa mi serve, ti rispondo:
d Bilanci Tutto ciò che ho sempre voluto fare è stato scrivere canzoni che mi soddisfacessero. È gratificante che abbiano superato la prova del tempo
un cane. I cani sono stati mandati sulla terra per salvare l’umanità, e questo io lo credo davvero».
Con (Everything I Do) I Do It For You, lei vince un Grammy, quindici milioni di copie, è candidato all’Oscar. Inoltre il brano è nei primi 15 singoli più venduti della storia: si ricorda e ci racconta in che modo si è goduto tutto quel successo allora, negli anni 90?
«La cosa buffa è che sinceramente non ricordo molto degli anni ‘90, sono passati in un attimo. Il lavoro da fare era tanto, altrettanti i concerti, i tour erano estenuanti e coprivano diverse tappe, forse troppe. Abbiamo suonato anche in paesi che fino ad allora non avevano mai ospitato spettacoli di quel genere, di grande portata, ma noi, imperterriti, ci stavamo facendo strada in tutto il mondo. Allora non ci restava molto tempo per pensare al successo, piuttosto restavamo ben concentrati sul rock».
(Everything I Do) I Do It For You era, fra l’altro, la colonna sonora di Robin Ho
od. E a proposito di colonne sonore, dopo quella canzone si è divertito a giocare ai tre Moschettieri con Rod Stewart e Sting in All for love. Inoltre per restare tra gli artisti italiani lei ha duettato con Zucchero e Laura Pausini: con chi le piacerebbe cantare adesso?
«Ho appena duettato con una cantante canadese di musica country, bravissima, si chiama Tenille Townes».
Negli anni ’80 e ’90 le sue canzoni finivano puntualmente in classifica e anche oggi il pubblico aspetta di ascoltare i suoi successi più clamorosi, da Heaven a Summer of ’69. Può dirci com’è cambiato in questi anni il mondo del rock dal suo punto di vista?
«La gente viene ancora a vedere e ad ascoltare i concerti rock, questo per me è francamente incredibile. Tutto ciò che ho sempre voluto, e che ho fatto, è stato scrivere canzoni per me stesso, canzoni che mi soddisfacessero. Mi creda, è enormemente gratificante che quelle canzoni abbiano superato la prova del tempo».
Lei è rimasto uno degli ultimi rocker in circolazione. Aveva ragione Neil Young quando cantava rock’n’roll never die oppure lei ritiene che anche il rock andrà a finire?
«L’ultimo rocker in circolazione mi piace parecchio come definizione, la ringrazio. La gente ama ancora la musica rock, se c’è una cosa veramente strana è il fatto che la radio ormai non l’accolga più».
Ginevra Barbetti