E Vincenzo si gode i complimenti di Sarri Così ha intrappolato la sua bestia nera
Dopo Mourinho anche il laziale ha ammesso di aver perso il duello tra panchine
Ha stupito tutti Italiano, perché ha ribaltato i pronostici e mandato al tappeto il suo peggior avversario, quel Sarri che da allenatore della Lazio non aveva mai battuto. Una vittoria netta, costruita con l’atteggiamento di sempre ma con modifiche sostanziali. Per effettuare il controsorpasso sui biancocelesti Italiano ha scelto un assetto variabile in grado di passare dal 4-3-3 con Beltran e Bonaventura arretrati a centrocampo al 4-1-4-1 con cinque uomini offensivi a scardinare la difesa laziale. Un correttivo più efficace dei recenti adattamenti di Nzola e Bonaventura al ruolo di esterni, e che ha dimostrato come il tecnico viola sappia reinventare le proprie squadre come capita spesso anche a Thiago Motta che un paio di settimane fa lo aveva battuto nel duello fra panchine.
Un parallelo, quello fra i due tecnici più emergenti delil la serie A, che regge anche pensando al futuro ancora non del tutto scritto per entrambi: il brasiliano sta lavorando per il rinnovo mentre Italiano ora pensa solo a chiudere il triennio fiorentino al meglio, provando a centrare l’Europa (che tra l’altro farebbe scattare in automatico l’opzione per il rinnovo a favore della società). Qualunque sia futuro il tecnico viola è focalizzato solo su un presente perché i punti in più rispetto all’anno scorso sono sempre 7, e perché con il pareggio di Kayode (sedicesimo marcatore dei viola in serie A dove nessuno ha fatto meglio) la sua squadra ha tenuto il passo proprio della Lazio, portando a 5 le reti al termine di azioni manovrate e restando dietro solo all’Inter. Se nel dopo gara anche Sarri ha concesso l’onore delle armi al collega («La posizione di Bonaventura era studiata per tritarci, anche se ci siamo tritati da soli» ha commentato l’allenatore della Lazio) significa che Italiano ha superato anche questo esame, incassando nuovi attestati di stima dopo quelli di Mourinho.
Eppure al momento della lettura delle formazioni in tanti si erano domandati se lo schieramento non fosse troppo offensivo, o se il cambio di modulo non potesse mettere in difficoltà i singoli, invece la risposta del collettivo è stata vincente. Dimostrazione di come l’allenatore sia ancora il primo riferimento dello spogliatoio, e anche di come certi nervosismi siano stati gestiti ricompattando il gruppo. La seconda vittoria interna dopo quella sul Frosinone interrompe il trend negativo d’inizio anno e consente al tecnico di lasciarsi alle spalle le ultime critiche per risultati e gioco venuti meno in trasferta, quando la prevedibilità della sua manovra, e la fase difensiva, erano tornate ad essere un punto debole.
Certo, anche lunedì sera la Fiorentina ha incassato il gol facendosi sorprendere, ma stavolta il credo «difendere bene, attaccare benissimo» restituisce una squadra spregiudicata come in passato, in grado di andare oltre la sfortuna dei pali e di mettere a tacere anche chi aveva letto nelle vittorie di misura su Verona, Monza e Torino soltanto buona sorte. Un doppio tabù sfatato, contro Sarri e contro la Lazio, che rilancia le ambizioni viola, ma anche un’altra prova di maturità da parte di un allenatore finalmente in grado di battere pure la sua bestia nera.