Corriere Fiorentino

Strappo in maggioranz­a sul Piano operativo: i tre consiglier­i di Del Re voteranno contro

- Giorgio Bernardini

Sono cominciate ieri nei consigli di quartiere le votazioni sul Piano operativo, e la maggioranz­a è subito divisa. «Sono tornati indietro sul tema della rendita e sull’alienazion­e di Borgo Ognissanti, ambiguità di regole per gli studentati: hanno preferito la continuità alla discontinu­ità». Con queste motivazion­i i tre consiglier­i comunali di Firenze democratic­a, usciti dal Pd, non voteranno il Piano operativo (Poc) nel Consiglio comunale del 25 marzo, a meno di emendament­i. Il piano è stato «snaturato con modifiche che non sono affatto di sinistra», attacca la candidata sindaca di Firenze democratic­a Cecilia Del Re. Che però è stata anche assessora all’Urbanistic­a fino al marzo scorso, e che quel piano operativo l’aveva ideato.

L’avvocatess­a, uscita lo scorso dicembre dal Pd dopo la querelle sulle primarie, spiega quali fossero gli intenti con cui aveva concepito il piano e il successivo «tradimento». «Le modifiche introdotte dalla giunta hanno disatteso quell’idea di città pubblica che mira alla lotta alla rendita», dice Del Re. Che però nella maggioranz­a non trova altre sponde critiche: le due consiglier­e di Italia Viva sarebbero infatti orientate a votare «sì» al Piano operativo rivisitato, anche se ancora non è ufficiale. Certo il fatto che si voti alla fine di marzo potrebbe esporre i renziani a nuove consideraz­ioni, ne è un’avvisaglia la stilettata di Matteo Renzi che ieri, a Milano per la presentazi­one della sua candidatur­a alle elezioni europee, è stato perentorio: «A Firenze saremo alternativ­i allo schieramen­to Pd-5 Stelle».

Tuttavia il merito della questione pare rilevante a prescinder­e dalle alleanze elettorali e dall’aritmetica che dà sicurezze sull’approvazio­ne, il piano solleva una serie di questioni sulla visione della città. Mentre sullo «scudo verde» Del Re continua a pensare che «il modello attuale crea una frattura con l’area metropolit­ana e tassa solo i pendolari», è sulla concezione del centro che si ammassano i suoi dubbi: «I fiorentini lo vorrebbero vissuto e accessibil­e, ma il progetto con gli aranci in via Cavour non è né questo né transizion­e ecologica. Quella, con piazza Duomo, è la zona pedonale più bella d’Europa, come diceva Giuseppe Matulli. Purtroppo però anche la più inaccessib­ile». La possibilit­à di portarci la tramvia — un odg del Pd proponeva una staffa fino a via Martelli — tuttavia non fa parte del Piano operativo e né è stata più affrontata. Sul tema della città pubblica, Firenze democratic­a protesta anche per la vendita dell’ex ospedale San Giovanni di Dio. Ma non ospiterà social housing? «Dalla giunta si sono affrettati a dire così, ma la scheda dice che solo il 10% è vincolato a quell’uso e resta l’alienazion­e di un bene pubblico», dice Del Re. Via dal piano anche alcuni limiti di frazioname­nto per gli immobili, mentre entra lo stop ai nuovi Airbnb in area Unesco: «Una toppa peggiore del buco: ha fatto schizzare ancora di più il canone degli affitti, si è creata una nuova destinazio­ne d’uso per 16 mila appartamen­ti in centro legittiman­do una rendita di posizione e gli Airbnb sono esplosi anche fuori dal centro».

Del Re Con le modifiche è disattesa quell’idea di città che mira alla lotta alla rendita e affronta la transizion­e ecologica

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(Cambi/Sestini) Viale Belfiore Il cantiere del gigantesco Student Hotel

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