«Ma il salario minimo non è la sola risposta ai problemi del lavoro»
Caro direttore, quello che Sara Funaro aveva anticipato per grandi linee sabato scorso si concretizza ieri in una delibera di giunta, su proposta della stessa Funaro e di Benedetta Albanese. Leggo con sorpresa che in quella delibera si parla di eventuali report con i sindacati per verificare come raggiungere l’obiettivo dei 9 euro: sarebbe stato molto più semplice incontrarci ed ascoltarci preventivamente, avremmo spiegato al Comune che prima del salario minimo viene l’applicazione dei contratti di pertinenza di settore. Al sindaco Nardella e alle assessore Funaro e Albanese voglio dire che il salario minimo può dare risposte solo parziali, un valore economico, ma le tutele normative e contrattuali meritano ancora più dignità: applichiamo i contratti di pertinenza dei settori di riferimento e condividiamo protocolli con chi i lavoratori li rappresenta davvero e ne conosce i problemi. Intendiamoci, accogliamo con favore la rinnovata attenzione da parte dell’amministrazione comunale nei confronti delle condizioni contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori che prestano servizio all’interno degli appalti di opere e servizi del Comune di Firenze. Crediamo però che la risposta al problema non stia in questa delibera, ma piuttosto in quelle buone pratiche che abbiamo siglato come Cgil, Cisl e Uil, insieme al Comune, mercoledì della scorsa settimana in Palazzo Medici Riccardi sul cantiere trasparente: un protocollo che il Comune di Firenze dovrebbe promuovere e diffondere con fierezza. Là si trovano le risposte: nella giusta applicazione contrattuale, nella sicurezza e nella formazione, nella clausola sociale di salvaguardia. Oltre a questo, ciò che concretamente potremmo fare, al di là delle parole, è mettersi insieme intorno ad un tavolo per reinternalizzare tutte quelle funzioni che negli anni il Comune ha esternalizzato, creando di fatto disparità salariale tra lavoratori che svolgono le medesime funzioni. Pensare di dare risposte ai bisogni dei lavoratori presentando il salario minimo come panacea di ogni male vuol dire non conoscere la situazione degli appalti, la precarietà delle applicazioni contrattuali di pertinenza del settore di riferimento, la dequalificazione che c’è stata negli anni proprio in questi settori. Il salario minimo non è sufficiente a superare qualsiasi precarietà: se 5 milioni di lavoratori dichiarano meno di 10 mila euro all’anno di reddito, questo non è dovuto all’assenza del salario minimo, ma alla presenza di un lavoro discontinuo e intermittente. Noi crediamo che la risposta che il Comune dice di cercare e che di certo cercano tutti i lavoratori, non è «il salario minimo legale», ma «il salario minimo contrattuale», una retribuzione di riferimento per ogni settore determinata nei contratti più rappresentativi, quelli firmati da Cgil, Cisl e Uil. Ogni dipendente ha il diritto di potersi riferire ad un salario per il lavoro che svolge che sia equo e che abbia un’origine contrattuale, poiché con un contratto nazionale un lavoratore può essere garantito anche negli scatti di anzianità, nel welfare e nella malattia. Ed è qui, in questa via contrattuale direzionata verso una maggior risposta salariale ai lavoratori, che troverete la Cisl.
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