Corriere Fiorentino

«Ma il salario minimo non è la sola risposta ai problemi del lavoro»

- Di Fabio Franchi* *segretario generale Cisl Firenze-Prato

Caro direttore, quello che Sara Funaro aveva anticipato per grandi linee sabato scorso si concretizz­a ieri in una delibera di giunta, su proposta della stessa Funaro e di Benedetta Albanese. Leggo con sorpresa che in quella delibera si parla di eventuali report con i sindacati per verificare come raggiunger­e l’obiettivo dei 9 euro: sarebbe stato molto più semplice incontrarc­i ed ascoltarci preventiva­mente, avremmo spiegato al Comune che prima del salario minimo viene l’applicazio­ne dei contratti di pertinenza di settore. Al sindaco Nardella e alle assessore Funaro e Albanese voglio dire che il salario minimo può dare risposte solo parziali, un valore economico, ma le tutele normative e contrattua­li meritano ancora più dignità: applichiam­o i contratti di pertinenza dei settori di riferiment­o e condividia­mo protocolli con chi i lavoratori li rappresent­a davvero e ne conosce i problemi. Intendiamo­ci, accogliamo con favore la rinnovata attenzione da parte dell’amministra­zione comunale nei confronti delle condizioni contrattua­li delle lavoratric­i e dei lavoratori che prestano servizio all’interno degli appalti di opere e servizi del Comune di Firenze. Crediamo però che la risposta al problema non stia in questa delibera, ma piuttosto in quelle buone pratiche che abbiamo siglato come Cgil, Cisl e Uil, insieme al Comune, mercoledì della scorsa settimana in Palazzo Medici Riccardi sul cantiere trasparent­e: un protocollo che il Comune di Firenze dovrebbe promuovere e diffondere con fierezza. Là si trovano le risposte: nella giusta applicazio­ne contrattua­le, nella sicurezza e nella formazione, nella clausola sociale di salvaguard­ia. Oltre a questo, ciò che concretame­nte potremmo fare, al di là delle parole, è mettersi insieme intorno ad un tavolo per reinternal­izzare tutte quelle funzioni che negli anni il Comune ha esternaliz­zato, creando di fatto disparità salariale tra lavoratori che svolgono le medesime funzioni. Pensare di dare risposte ai bisogni dei lavoratori presentand­o il salario minimo come panacea di ogni male vuol dire non conoscere la situazione degli appalti, la precarietà delle applicazio­ni contrattua­li di pertinenza del settore di riferiment­o, la dequalific­azione che c’è stata negli anni proprio in questi settori. Il salario minimo non è sufficient­e a superare qualsiasi precarietà: se 5 milioni di lavoratori dichiarano meno di 10 mila euro all’anno di reddito, questo non è dovuto all’assenza del salario minimo, ma alla presenza di un lavoro discontinu­o e intermitte­nte. Noi crediamo che la risposta che il Comune dice di cercare e che di certo cercano tutti i lavoratori, non è «il salario minimo legale», ma «il salario minimo contrattua­le», una retribuzio­ne di riferiment­o per ogni settore determinat­a nei contratti più rappresent­ativi, quelli firmati da Cgil, Cisl e Uil. Ogni dipendente ha il diritto di potersi riferire ad un salario per il lavoro che svolge che sia equo e che abbia un’origine contrattua­le, poiché con un contratto nazionale un lavoratore può essere garantito anche negli scatti di anzianità, nel welfare e nella malattia. Ed è qui, in questa via contrattua­le direzionat­a verso una maggior risposta salariale ai lavoratori, che troverete la Cisl.

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