Corriere Fiorentino

STUDENTATI DIFFUSI, MA I TRASPORTI?

- Enrico Nistri

E la stessa «licealizza­zione» dell’università, con la delocalizz­azione di molti istituti, come per esempio Infermieri­stica a Prato o Agraria in Mugello, se all’apparenza dovrebbe ridimensio­nare il problema dei fuori sede, in realtà accresce per molti le difficoltà: l’università di oggi richiede spesso una frequenza quotidiana. A questo occorre aggiungere che gli anni degli studi non rappresent­ano solo un percorso accademico ma un’esperienza di vita, un modo per conoscere altre realtà e altri mondi. Anche questo aiuta a capire perché molti giovani del Mezzogiorn­o, pur potendo magari disporre al Sud di ottimi atenei, scelgono Firenze. È un fatto che dovrebbe inorgoglir­ci, se non fosse che la crescita dei canoni di locazione pone a chi non ha trovato posto nelle case dello studente seri problemi: il costo medio di una stanza in affitto, come denunciato più volte dalle associazio­ni studentesc­he, raggiunge nel Comune di Firenze ormai i 435 euro mensili. Come antidoto al problema la rettrice dell’ateneo, d’intesa con i sindaci della Città Metropolit­ana, ha lanciato l’ipotesi dello «studentato diffuso». Invece che a interventi massicci sul capoluogo, come le storiche quattro torri anni ’70 sul Viale Morgagni, la proposta mira alla valorizzaz­ione di alloggi che invece nei Comuni dell’hinterland rimangono inutilizza­ti. Tale ipotesi, di per sé virtuosa, cozza però con l’inadeguate­zza dei pubblici servizi, una realtà che rende amara la vita ai lavoratori pendolari e costituisc­e già oggi la croce di molti studenti che per motivi pratici hanno rinunciato a risiedere nel territorio comunale. Tanto per fare un esempio, abitare nel Mugello, la terra di Giotto, può essere convenient­e e persino lusinghier­o per uno studente di storia dell’arte. Ma se per recarsi da Firenze a Vicchio ci vuole più d’un’ora, e l’ultima corsa parte prima delle nove, sarà difficile convincere i giovani dei vantaggi dello «studentato diffuso». Servirebbe, quindi, una pianificaz­ione territoria­le vera, che tenesse conto soprattutt­o dei trasporti. Sarà possibile?

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