Zampata (semi)finale
Tre pali, sfortuna e la difesa agguerrita del Viktoria ma ai supplementari Nico e Biraghi eliminano i cechi
Il viaggio verso Atene continua. Certo, è stata dura. Una maratona di 120’, in una partita che sembrava maledetta. Ma questa è una squadra che non muore mai e che trova quasi sempre la forza per fare un passo in più. E chissà, magari il fatto che sia stato Nico a risolverla, alla fine di un’altra serata complicata e prima del sigillo di Biraghi, può segnare la svolta. Per lui, e per la squadra. Destini paralleli, che ieri si sono finalmente incontrati nel posto giusto, al momento giusto. Oltre al 10 però, bisognerà ritrovare i gol di Belotti e sperare che gli infortuni lascino in pace Bonaventura. E così veniamo alla gara.
Italiano infatti ha dovuto rinunciare a Jack (nemmeno in panchina) a causa di un problema alla caviglia rimediato col Genoa e che l’ha messo k.o. proprio quando sembrava aver ritrovato condizione e ispirazione dei giorni migliori. Al suo posto, al fianco di Mandragora, Arthur. Non solo. Lo stesso Belotti è sceso in campo nonostante qualche acciacco ed era a lui, oltre che ovviamente a Nico Gonzalez, che il mister chiedeva i gol per passare il turno.
Per il resto tutto come previsto, con Dodò a destra, Ranieri preferito a Quarta e Kouame a completare (con Beltran) il tridente a supporto del Gallo. Il solito 4-2-3-1 insomma, con l’obiettivo di riuscire a rompere il muro che il Viktoria Plzen avrebbe prevedibilmente eretto a difesa dello 0-0. Per riuscirci, il piano era portare più uomini possibili dentro l’area di rigore. Del resto, se è lì che ti aspettano, è lì che devi entrare. Anche di prepotenza, se serve, e senza bussare. E così, pronti via, ecco le prime (enormi) occasioni. Una con Belotti (miracolo del portiere) e due con Kouame.
Un avvio decisamente diverso rispetto a quello lento e quasi prudente della settimana scorsa. Soprattutto, come detto, era diversa la strategia. I quattro là davanti per esempio stavano molto più vicini tra loro. Un modo per creare qualche problema in più ai loro centrali, liberando spazi sugli esterni o al limite per chi veniva da dietro. Ne è venuto fuori, stavolta si, un vero e proprio assedio. Ancora
Kouame, il palo di Belotti, la traversa dello stesso Kouame, secchiate di palloni lì, a due passi da una porta che però pareva stregata. Un primo tempo all’arrembaggio, in cui solo un «difensore» ha frenato la Fiorentina: la sfortuna. I rischi a quel punto, pensando alla ripresa, erano due: che pian piano crescessero frenesia e ansia o che calassero i ritmi e infatti, almeno fino all’espulsione di Cadu, la spinta è stata molto meno veemente.
In 11 contro 10 invece è ripartito l’assalto al fortino anche se, al contrario di quanto successo nel primo tempo, senza creare un granché. Un lungo, e vano, circumnavigare attorno agli ultimi 16 metri. Poi i supplementari, i gol di Nico e Biraghi, e il sogno che continua.