Corriere Fiorentino

Zampata (semi)finale

Tre pali, sfortuna e la difesa agguerrita del Viktoria ma ai supplement­ari Nico e Biraghi eliminano i cechi

- Matteo Magrini

Il viaggio verso Atene continua. Certo, è stata dura. Una maratona di 120’, in una partita che sembrava maledetta. Ma questa è una squadra che non muore mai e che trova quasi sempre la forza per fare un passo in più. E chissà, magari il fatto che sia stato Nico a risolverla, alla fine di un’altra serata complicata e prima del sigillo di Biraghi, può segnare la svolta. Per lui, e per la squadra. Destini paralleli, che ieri si sono finalmente incontrati nel posto giusto, al momento giusto. Oltre al 10 però, bisognerà ritrovare i gol di Belotti e sperare che gli infortuni lascino in pace Bonaventur­a. E così veniamo alla gara.

Italiano infatti ha dovuto rinunciare a Jack (nemmeno in panchina) a causa di un problema alla caviglia rimediato col Genoa e che l’ha messo k.o. proprio quando sembrava aver ritrovato condizione e ispirazion­e dei giorni migliori. Al suo posto, al fianco di Mandragora, Arthur. Non solo. Lo stesso Belotti è sceso in campo nonostante qualche acciacco ed era a lui, oltre che ovviamente a Nico Gonzalez, che il mister chiedeva i gol per passare il turno.

Per il resto tutto come previsto, con Dodò a destra, Ranieri preferito a Quarta e Kouame a completare (con Beltran) il tridente a supporto del Gallo. Il solito 4-2-3-1 insomma, con l’obiettivo di riuscire a rompere il muro che il Viktoria Plzen avrebbe prevedibil­mente eretto a difesa dello 0-0. Per riuscirci, il piano era portare più uomini possibili dentro l’area di rigore. Del resto, se è lì che ti aspettano, è lì che devi entrare. Anche di prepotenza, se serve, e senza bussare. E così, pronti via, ecco le prime (enormi) occasioni. Una con Belotti (miracolo del portiere) e due con Kouame.

Un avvio decisament­e diverso rispetto a quello lento e quasi prudente della settimana scorsa. Soprattutt­o, come detto, era diversa la strategia. I quattro là davanti per esempio stavano molto più vicini tra loro. Un modo per creare qualche problema in più ai loro centrali, liberando spazi sugli esterni o al limite per chi veniva da dietro. Ne è venuto fuori, stavolta si, un vero e proprio assedio. Ancora

Kouame, il palo di Belotti, la traversa dello stesso Kouame, secchiate di palloni lì, a due passi da una porta che però pareva stregata. Un primo tempo all’arrembaggi­o, in cui solo un «difensore» ha frenato la Fiorentina: la sfortuna. I rischi a quel punto, pensando alla ripresa, erano due: che pian piano crescesser­o frenesia e ansia o che calassero i ritmi e infatti, almeno fino all’espulsione di Cadu, la spinta è stata molto meno veemente.

In 11 contro 10 invece è ripartito l’assalto al fortino anche se, al contrario di quanto successo nel primo tempo, senza creare un granché. Un lungo, e vano, circumnavi­gare attorno agli ultimi 16 metri. Poi i supplement­ari, i gol di Nico e Biraghi, e il sogno che continua.

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Nico Gonzalez con il connaziona­le argentino Martinez Quarta dopo il gol di ieri
(Maltinti/ Getty Images ) Coppia Nico Gonzalez con il connaziona­le argentino Martinez Quarta dopo il gol di ieri

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