Effetto Brexit: «Costretti a tornare per votare alle Europee»
Se esercitare un diritto costa troppo allora diventa un privilegio e se quel diritto è il diritto al voto, allora quel costo è insostenibile. È la situazione nella quale versano milioni di cittadini italiani residenti in Paesi fuori dall’Unione europea che il prossimo 9 giugno potranno recarsi al seggio solo in base al censo. È la situazione che denuncia Martina Laurenti, da cinque anni residente in Inghilterra e che, dopo la Brexit, è monca del suo diritto elettorale: «La legge italiana stabilisce che debba tornare a votare in Italia, nel mio caso a Grosseto — spiega — ho guardato i voli per i giorni del voto e i prezzi sono altissimi, intorno alle 500 sterline, in pratica non posso tornare a votare e come me migliaia di altri italiani che magari risiedono addirittura in altri continenti». Martina non voleva credere che il suo voto valesse meno degli altri, ma il consolato italiano ha confermato che le cose stanno così: «Si fa riferimento ad una legge del ‘79 poi integrata da un decreto legge del ‘94, io sono allibita che da trent’anni non si sia trovato un modo alternativo per far esprimere il voto che non sia dover tornare fisicamente al seggio in Italia, in questo modo non potrò votare». Il sistema è analogico in un mondo digitale, serve una cartolina inviata dal proprio Comune di iscrizione elettorale, recita il sito del consolato. «L’esibizione della cartolina stessa dà diritto al titolare di usufruire delle facilitazioni di viaggio per recarsi a votare nel Comune di iscrizione elettorale».