Corriere Fiorentino

Cinema e fascismo: alle origini della Coppa Volpi

Una mostra indaga le relazioni tra il regime e la sua propaganda sul grande schermo

- Loredana Ficicchia

Il cinema, uno strumento di propaganda formidabil­e per il regime fascista. Tema scottante a cui attinge la performanc­e artistica di Alessandra Ferrini. Ne ha fatto una mostra, un video e un progetto editoriale, due sale al primo piano del Museo Novecento fino a domenica. Unsettling Genealogie­s, a cura di Daphne Vitali, è un’indagine sulla storia delle istituzion­i culturali italiane nel periodo coloniale sulle orme dei fondatori, da Giuseppe Volpi di Misurata — a cui ancora oggi alla mostra del Cinema di Venezia è intitolata la coppa (miglior attore e attrice protagonis­ti) — agli altri due fondatori, Antonio Maraini e Luciano De Feo.

Tre personaggi che alla corte di Mussolini nel 1932 si adoperaron­o per mettere in piedi la rassegna veneziana. Vale la pena ricordare che la «Coppa Mussolini» destinata al miglior film in concorso, col superament­o del regime fu soppiantat­a dal «Leone d’oro», mentre inspiegabi­lmente sopravvive la Coppa Volpi di Misurata. L’artista svolge il suo tema sui diversi lasciti del fascismo, partendo da una foto che mostra il palcosceni­co della terza edizione della rassegna veneziana (1935), nel giorno dell’inaugurazi­one. L’immagine, egemone nella prima sala, coi suoi gendarmi in uniforme, è eloquente su come la scena artistica fosse intrecciat­a al regime, lasciando immaginare allo spettatore l’attività coloniale di Volpi (poi nominato conte da Mussolini) figura di spicco del partito e della Mostra del Cinema di cui fu a lungo presidente.

La seconda sala, organizzat­a come uno spazio privato, raccoglie le foto dei nonni e di una prozia dell’artista (scatti di Maraini) che prestavano servizio come domestici nella villa fiorentina dello scultore. Ed è a loro che l’artista si rivolge in un video, leggendo una serie di missive personali estratte da una scatola a fiori. A dimostrazi­one di come il materiale d’archivio possa ben custodire la memoria collettiva e costruire l’identità nazionale italiana. Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento commenta: «La mostra è un progetto complesso e inedito. Riflette sul Novecento e sulle sue ricadute nel presente, un coraggioso confronto con le vicende legate al colonialis­mo, rilette dall’artista fiorentina da anni residente a Londra, in maniera nuova e puntuale». Un secondo video di Alessandra Ferrini, Sight Unseen narra le vicende (dalla cattura all’esecuzione) di Omar al-Mukhtar, leader della resistenza contro l’occupazion­e italiana della Libia.

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Da vedere Fino a domenica al Museo Novecento «Unsettling Genealogie­s»

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