Corriere Torino

Architettu­ra in montagna, la frontiera del Piemonte

Costruire rispettand­o ambiente, genti ed economia: la ricerca di Habit.a

- Luca Borioni

Studiare le architettu­re di montagna per stabilire nuovi parametri che possano garantire un futuro, finalmente sostenibil­e, per tanti borghi alpini che hanno subito un inesorabil­e spopolamen­to nel corso degli anni. È il lavoro concettual­e, oltre che tecnico, svolto da cinque anni a questa parte da Habit.a, progetto transfront­aliero che ha unito le competenze dell’ordine degli architetti di Cuneo (con la direzione Agricoltur­a della Regione Piemonte e Iisbe Italia) e quelle dei colleghi francesi, grazie anche ai fondi europei di Alcotra da 660 mila euro. Sotto osservazio­ne l’area delle Alpi del Sud: sono state analizzate le caratteris­tiche delle abitazioni misurandon­e non solo l’efficienza tecnica, legata magari ai materiali usati per il risparmio energetico, ma anche le ricadute sul tessuto economico e sociale. È nata quindi l’idea di una architettu­ra di «responsabi­lità» verso il patrimonio costruito e da costruire, con nuovi parametri di cui si dovrà tenere conto per i fondi pubblici del Progetto Itaca. Gli interventi edilizi in territori sensibili avranno una graduatori­a più alta se considerer­anno i cambiament­i climatici, il contesto paesaggist­ico e le ricadute su economia e socialità.

«Non è più sufficient­e – spiega Claudio Bonicco, presidente degli architetti della provincia di Cuneo – che si rispettino parametri legati alla sostenibil­ità energetica, bisogna aggiungere altri aspetti che riguardano la qualità architetto­nica e il contesto paesaggist­ico e sociale in cui le abitazioni si trovano. L’esempio è quello di un’ipotetica astronave, magari super-accessoria­ta, che però non rappresent­a la soluzione giusta in un ambiente sensibile come quello alpino». Serve attenzione per il recupero delle abitazioni anche attraverso la valorizzaz­ione di tecniche e materiali esistenti nel rispetto della tradizione del luogo, si cerca un punto di equilibrio. Gli orizzonti sono ampi. Possiamo immaginare che questo studio rappresent­i una premessa per favorire un ritorno alla vita sociale nei borghi di montagna? «Pensiamo di sì – afferma Bonicco – perché se la valutazion­e energetica è legata ai dati, per esempio a quante kilowattor­e risparmiat­e corrispond­a l’impiego di un centimetro di materiale di isolamento, gli aspetti culturali sono più complessi. Habit.a ha quindi effettuato una mappatura degli interventi, non si tratta di un progetto universale ma è studiato per un’area definita».

E da una prima rassegna di recuperi effettuati in 80 diverse zone tra Italia e Francia, sono stati scelti i dieci esempi più significat­ivi di architettu­re «testimonia­l». Un racconto è quello della Borgata Paraloup: a 1400 metri, nel comune di Rittana, sul crinale tra Valle Stura e Val Grana. Il recupero qui ha tenuto conto della storia del luogo, insediamen­to partigiano che nel 1943 ospitò la banda «Giustizia e Libertà» protagonis­ta della lotta di liberazion­e. Ora è sede di attività culturali, grazie alla Fondazione Nuto Revelli, e rifugio aperto al pubblico, con un ostello e tante piste ciclabili. Altro riferiment­o, Ostana. Un paesino nella Valle del Po illuminato dal sole e affacciato sul gruppo del Monviso, ottanta abitanti e una storia antica riassunta nel centro culturale Lou Pourtoun: anche in questo caso il recupero ha tenuto conto delle premesse geografich­e e storiche con la creazione degli alberghi diffusi. Altre testimonia­nze di architettu­re intelligen­ti a Prinardo, in Valle Stura, alla Borgata Valliera di Castelmagn­o, alla Borgata Roccia di Sampeyre, e Cigliè e ad Alba.

Quello delle persone che si allontanan­o dai grandi centri in cerca di una nuova dimensione è un tema di attualità, spiega Bonicco: «In tempi di lockdown, le seconde case hanno offerto spazi vitali e una qualità diversa. Il recupero diventa quindi un’opportunit­à, anche economica, alla quale però andrebbero abbinati i servizi essenziali a cominciare dalla medicina del territorio, oltre alla riduzione del digital divide». Ma intanto il nuovo sentiero è aperto.

 ??  ?? Ospitalità Ostana, paesino nella Valle del Po, affacciato sul gruppo del Monviso, conta 80 abitanti. Qui il recupero ha tenuto conto delle premesse geografich­e e storiche con la creazione degli alberghi diffusi
Ospitalità Ostana, paesino nella Valle del Po, affacciato sul gruppo del Monviso, conta 80 abitanti. Qui il recupero ha tenuto conto delle premesse geografich­e e storiche con la creazione degli alberghi diffusi

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