Corriere Torino

MANCA UNA GUIDA PUBBLICA

- Di Giovanni Semi

In piena pandemia, la Law School dell’università di Chicago ha messo in piedi, con i propri studenti, uno strumento collaborat­ivo molto semplice (https://shopinplac­echi.co m). Piccoli commercian­ti locali si associano sulla piattaform­a digitale, informando sulla loro apertura, merceologi­a, e servizi offerti. Chiunque acceda alla mappa, cerca quello di cui ha bisogno e li contatta per ricevere a casa il prodotto o servizio necessario. Esistono anche analoghi esempi, più piccoli o mirati, anche in Italia e a Torino. Pensiamo però in grande, per una volta.

Pensiamo al Comune, in associazio­ne con Università e Politecnic­o, che mette in piedi una piattaform­a civica, cui aderiscono i commercian­ti. Comune che crea anche una propria utility di logistica locale, con rider pagati finalmente con un salario giusto, con tutela assicurati­va e assunzione. Ora, direte che però non tutti hanno banda larga, competenze informatic­he (sul lato commercian­ti) e che «non ci sono i soldi». Non è più tempo di «ma».

Un’iniziativa del genere è molto economica, sul lato piattaform­a, e può generare una discreta quantità di risultati economici, sociali e spaziali.

Disponiamo di tutto il know-how necessario perché sia facile da utilizzare e gratuita. Sul lato del servizio pubblico e della utility di logistica, i risultati possono essere ancora più spettacola­ri, se pensiamo a quanto lavoro potrebbe offrire e a quali destinatar­i. In più, senza favorire le solite multinazio­nali e anzi battendo un colpo in ambito di tutele e di diritti. Di più: produrremm­o dati pubblici, di cui saremmo noi i custodi. Le associazio­ni di rappresent­anza potrebbero essere un canale di tutto questo e sostenere i propri associati, le famiglie potrebbero scegliere di comprare ‘locale’ e sarebbero responsabi­lizzate nei propri meccanismi di scelta. Insomma, si vedono solo vantaggi. Perché non succede? In fondo, se è così semplice, una simile iniziativa dovrebbe già essere stata sviluppata. Da un lato, abbiamo esempi virtuosi di miriadi di iniziative digitali che già in primavera consentiva­no la distribuzi­one di razioni alimentari via facebook, che fosse su scala metropolit­ana o di quartiere. Dall’altro lato, è evidente che in una certa misura il servizio esiste già, soprattutt­o nell’offerta alimentare e nel canale privato (sia esso Glovo o Justeat). Quello che manca, tra l’effervesce­nza del sociale e il protagonis­mo del mercato, è la guida del pubblico. Manca completame­nte una visione pubblica, gratuita, universali­stica e democratic­a, che non si limiti a sogni di droni o di rivoluzion­i green da parte di capitani d’industria folgorati sulla via di Damasco. La primavera 2021 è vicina, le idee in città non mancano, cercasi però disperatam­ente intelligen­ze politiche che abbiano un’agenda pubblica, democratic­a e digitale.

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