Corriere Torino

«Il potere aiuti i giovani, non deve temerli»

Don Peyron: «Mi fa sorridere chi commenta il Rota essendo parte del problema»

- Giulia Ricci

Sulla classe dirigente La Torino di domani dovrà essere governata da persone che si sentono cittadini del cosmo

«I giovani? Una promessa. Chi gestisce il potere gioisca nel vederli crescere invece di temere di esserne sostituito». Don Luca Peyron, cappellano universita­rio e teologo, fa anche parte di Reloading. «Mio nonno, ex primo cittadino, diceva sempre “servire la carica e non servirsi di essa”. Fu l’avvocato ricco morto povero da sindaco. E mia nonna se ne accorse dopo».

Che rapporto c’è tra società civile e politica?

«La società civile deve cominciare a pensare la necessità della politica, e quest’ultima partire dalla realtà e dal vissuto delle persone. Il sistema politico vive un decadiment­o: oggi i partiti scelgono per cooptazion­e».

Bisogna tornare alle scuole?

«Sì. Pensiamo ai grandi artisti del rinascimen­to, ognuno di loro è andato a bottega. Perché dovremmo fare qualcosa di così complesso e prezioso senza studiare?».

A Torino deve cambiare la classe dirigente?

«Anche, insieme alla cultura. Penso al rapporto Rota: mi fa sorridere e scandalizz­are il fatto che molti dei commenti ai dati siano di coloro che hanno creato quel problema. Non possiamo far diventare direttore generale chi anni prima ha perso società. E cambiamo il lessico sui giovani: non sono una risorsa da sfruttare, ma una promessa, e in quanto tale devono essere accompagna­ti per farli sbocciare. Dobbiamo esercitare una paternità e maternità che gioiscano nel vedere qualcuno crescere senza la paura che quel qualcuno possa danneggiar­ci». Anche il sindaco? «Sì, ma non dobbiamo più aspettare il salvatore: è nato duemila anni fa. L’italia ha sempre funzionato bene non in forza dei suoi generali, ma delle sue truppe. Vorrei una squadra di persone per bene, che sappiano scovare e custodire i talenti».

In questo futuro l’intelligen­za artificial­e che ruolo ha?

«Presuppone uomini e donne che abbiano una capacità di visione perché gli è stato dato un orizzonte. La Torino di domani dovrà essere governata da persone che si sentono cittadini del cosmo, non del mondo: se costruiamo pensando di andare su Marte e creare una città per i nostri pronipoti, allora tutto assume una coloritura diversa».

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