«Soffrono e vogliono la madre» Ma i quattro fratellini di Cuneo restano in strutture (e divisi)
Esposto del legale contro 13 magistrati. I giudici: «Campagna mediatica»
Osserva il curatore speciale dei quattro fratellini di Cuneo, che dallo scorso luglio vivono separati uno dall’altro: «Sono apparsi estremamente sofferenti e tutti hanno dichiarato di voler rientrare a casa della madre. I due più grandi hanno anche ribadito di non avere nessuna intenzione di riprendere qualsivoglia relazione con il padre». Quello che, a gennaio, comparirà davanti al gup con le accuse di maltrattamenti e violenza sessuale su una delle figlie. Detto che ciò che dicono dei ragazzini può anche non corrispondere alla scelta migliore per loro, di più in mezzo a vicende sofferenti e complicate, resta curioso, e potenzialmente pericoloso, ignorarli quasi del tutto, soprattutto quando hanno 16 e 14 anni, i due più grandi. In ogni caso, pur prendendo atto delle loro parole, la sezione minorenni della corte d’appello ha respinto il reclamo depositato dalla mamma, visto anche il parere contrario espresso dalla Procura generale. Confermando la linea del Tribunale per i minorenni. Una decisione che ha spinto il difensore della donna, l’avvocato Domenico Morace, a fare un esposto disciplinare al Procuratore generale della corte di Cassazione, nei confronti di 13 magistrati piemontesi.
L’iter giudiziario della storia, davvero dolorosa e complessa, era iniziato un anno fa, come raccontato dal Corriere Torino: con un decreto della sezione civile, il tribunale di Cuneo aveva «allontanato» i quattro bambini dalla mamma, affidandoli ai genitori del papà, all’epoca già indagato. Qualche mese dopo, i quattro erano stati tolti ai nonni e sistemati in tre diverse strutture e, la bambina più piccola (sei anni), in una famiglia affidataria. Una separazione avvenuta con un blitz dei carabinieri, la mattina del 10 luglio. Nel frattempo, tra le carte del procedimento civile, e di quello penale, si erano sovrapposte consulenze e perizie, di psicologi e neuropsichiatri infantili, quelle che alla fine condizionano le ipotesi dei magistrati e indirizzano le decisioni dei giudici. Innescando critiche, anche pesanti, in chi si ritrovava un provvedimento avverso, come la madre: che era stata giudicata non in grado di tenere i figli poiché affetta da «disturbo di personalità con altra specificazione», nel quale convergono comportamenti paranoici, antisociali e schizofrenici. La donna si era stata poi sottoposta ad accertamenti dall’asl di Bologna: «Dai colloqui clinici e dai test somministrati non sono emersi aspetti psicopatologici clinicamente significativi in alcun ambito».
Con i mesi, la battaglia giudiziaria s’è fatta anche politica, tra interventi di parlamentari, articoli di giornali e servizi delle tv. Il che non ha fatto piacere ai giudici, almeno scorrendo l’ultima decisione del Tribunale per i minori: «In merito all’uso dei cellulari e del pc (per i due ragazzi più grandi, ndr), il collegio rileva che la campagna mediatica in atto è ancora presente e pressante» e «pertanto ritiene concreto il rischio che gli adulti (in primis la madre) continuino a interferire mediante tali strumenti nel delicato progetto di intervento in atto». Resta un fatto: quattro bambini «stanno estremamente soffrendo».
Il curatore speciale «I minori sono apparsi estremamente sofferenti e vogliono rientrare dalla madre»