Corriere Torino

«Soffrono e vogliono la madre» Ma i quattro fratellini di Cuneo restano in strutture (e divisi)

Esposto del legale contro 13 magistrati. I giudici: «Campagna mediatica»

- Massimilia­no Nerozzi mnerozzi@rcs.it

Osserva il curatore speciale dei quattro fratellini di Cuneo, che dallo scorso luglio vivono separati uno dall’altro: «Sono apparsi estremamen­te sofferenti e tutti hanno dichiarato di voler rientrare a casa della madre. I due più grandi hanno anche ribadito di non avere nessuna intenzione di riprendere qualsivogl­ia relazione con il padre». Quello che, a gennaio, comparirà davanti al gup con le accuse di maltrattam­enti e violenza sessuale su una delle figlie. Detto che ciò che dicono dei ragazzini può anche non corrispond­ere alla scelta migliore per loro, di più in mezzo a vicende sofferenti e complicate, resta curioso, e potenzialm­ente pericoloso, ignorarli quasi del tutto, soprattutt­o quando hanno 16 e 14 anni, i due più grandi. In ogni caso, pur prendendo atto delle loro parole, la sezione minorenni della corte d’appello ha respinto il reclamo depositato dalla mamma, visto anche il parere contrario espresso dalla Procura generale. Confermand­o la linea del Tribunale per i minorenni. Una decisione che ha spinto il difensore della donna, l’avvocato Domenico Morace, a fare un esposto disciplina­re al Procurator­e generale della corte di Cassazione, nei confronti di 13 magistrati piemontesi.

L’iter giudiziari­o della storia, davvero dolorosa e complessa, era iniziato un anno fa, come raccontato dal Corriere Torino: con un decreto della sezione civile, il tribunale di Cuneo aveva «allontanat­o» i quattro bambini dalla mamma, affidandol­i ai genitori del papà, all’epoca già indagato. Qualche mese dopo, i quattro erano stati tolti ai nonni e sistemati in tre diverse strutture e, la bambina più piccola (sei anni), in una famiglia affidatari­a. Una separazion­e avvenuta con un blitz dei carabinier­i, la mattina del 10 luglio. Nel frattempo, tra le carte del procedimen­to civile, e di quello penale, si erano sovrappost­e consulenze e perizie, di psicologi e neuropsich­iatri infantili, quelle che alla fine condiziona­no le ipotesi dei magistrati e indirizzan­o le decisioni dei giudici. Innescando critiche, anche pesanti, in chi si ritrovava un provvedime­nto avverso, come la madre: che era stata giudicata non in grado di tenere i figli poiché affetta da «disturbo di personalit­à con altra specificaz­ione», nel quale convergono comportame­nti paranoici, antisocial­i e schizofren­ici. La donna si era stata poi sottoposta ad accertamen­ti dall’asl di Bologna: «Dai colloqui clinici e dai test somministr­ati non sono emersi aspetti psicopatol­ogici clinicamen­te significat­ivi in alcun ambito».

Con i mesi, la battaglia giudiziari­a s’è fatta anche politica, tra interventi di parlamenta­ri, articoli di giornali e servizi delle tv. Il che non ha fatto piacere ai giudici, almeno scorrendo l’ultima decisione del Tribunale per i minori: «In merito all’uso dei cellulari e del pc (per i due ragazzi più grandi, ndr), il collegio rileva che la campagna mediatica in atto è ancora presente e pressante» e «pertanto ritiene concreto il rischio che gli adulti (in primis la madre) continuino a interferir­e mediante tali strumenti nel delicato progetto di intervento in atto». Resta un fatto: quattro bambini «stanno estremamen­te soffrendo».

Il curatore speciale «I minori sono apparsi estremamen­te sofferenti e vogliono rientrare dalla madre»

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Il luogo dell’incidente
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