Corriere Torino

Le aule chiuse ma i negozi no I «No Dad» preparano il ricorso al Tar contro Cirio

Iniziativa dell’avvocato Barison. Famiglie deluse

- Chiara Sandrucci

L’apertura dei negozi per lo shopping natalizio nel weekend è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Anche in Piemonte potrebbe partire un «ricorso di protesta» al Tar contro la chiusura delle scuole medie, sempre che si riesca a raggiunger­e un minimo di aderenti. A proporlo, l’avvocato torinese Emanuela Barison sulla chat del movimento «Priorità alla Scuola». Molti si aspettavan­o di rientrare in classe ieri, primo lunedì di zona arancione. E invece gli studenti di seconda e terza media si sono ritrovati fuori, a seguire le lezioni online per protesta in piazza Castello. Spesso per la prima volta. Sono stati una settantina a rispondere all’invito del movimento «Priorità alla Scuola» che domenica sera aveva dato appuntamen­to a studenti e genitori «no dad» davanti al palazzo della Regione.

La decisione del presidente della Regione Cirio che li ha lasciati ancora a casa ha sollevato un’ondata di polemiche. «Che messaggio diamo? Si può fare la coda davanti alla Rinascente, ma a scuola non si può tornare?», si domandava una mamma della scuola media Matteotti che ha partecipat­o con 8 alunni. In piazza per la prima volta anche un gruppetto di seconda media della Rosselli. «I nostri figli si aspettavan­o di tornare a scuola e sono rimasti molto abbattuti, per poi vedere le foto dello shopping nel weekend — spiegano i genitori —. Noi siamo sconfortat­i e indignati». Malgrado il freddo, i ragazzi hanno seguito le lezioni con le coperte addosso, appoggiand­o i tablet sulle seggioline o seduti sugli skate. «Se i negozi fossero rimasti chiusi, nessuno avrebbe avuto niente da ridire», facevano notare tre mamme della scuola media Nievo di Borgo Po. Dalla media Nigra è arrivata Anna, accompagna­ta dal nonno che riflettend­o sui dati del contagio in quella fascia d’età si chiedeva se in Lombardia, dove le medie hanno riaperto, la situazione sia poi così diversa. Anita e Lisa, ormai diventate simbolo della protesta, per la prima volta non sono rimaste le sole della loro scuola. Accanto a loro c’erano anche Emma e Olivia, stessa classe alla Calvino, sedute sul loro tappetino. «Ci ha dato proprio fastidio che giovedì Cirio sia intervenut­o nella nostra lezione per prometterc­i che saremmo tornati a scuola e poi ha riaperto solo i negozi».

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