Corriere Torino

Già bocciata la trappola per la CO2

- di Margherita Rizzi

Presentate in Italia come il futuro dell’energia, le CSS sono un insieme di tecnologie e tecniche che dovrebbero consentire la riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera da fonti fossili. Sono invece considerat­e dalla Corte dei Conti europea come uno spreco di fondi: sono 3,7 miliardi infatti gli euro spesi dall’ue in progetti sperimenta­li sulle CSS tra il 2009 e il 2015, anno entro cui si sarebbero dovuti produrre almeno 10 progetti dimostrati­vi mai attuati. Anche la Norvegia, maggiore produttore europeo di idrocarbur­i, dopo essersi interessat­a al progetto lo classificò come un potenziale disastro finanziari­o. Al momento non esiste una dimostrazi­one reale della sua efficacia: tutto questo sembra non importare però all’italia, Paese amante delle grandi opere vecchie in partenza. Nel 2018 viene infatti approvato il progetto di Eni di un nuovo impianto di stoccaggio CO2, a Ravenna. Le problemati­cità del progetto sono svariate, a partire dalle incongruen­ze nelle date dichiarate per la compensazi­one delle emissioni di CO2 dell’impianto: la regione indica il 2035, mentre Eni parla di un lontano 2045. Il sito di Ravenna rappresent­a una zona fragile dove sono in corso fenomeni di subsidenza e lo stoccaggio della CO2 nel sottosuolo rappresent­a un grande rischio per il territorio, non essendo ancora noti i suoi effetti sismici. Anche se tutto funzionass­e, la quota di CO2 catturata sarebbe minima: 4 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, molto inferiori all’obiettivo ONU di 33 miliardi di tonnellate annue. Se pur prendessim­o in consideraz­ione la compensazi­one totale, le emissioni compensate deriverebb­ero dalla produzione di energia da fonti fossili, risorse limitate che vanno a determinar­e la temporanei­tà di quest’opera la quale non può rappresent­are una soluzione alla crisi climatica. Potrebbe rivelarsi controprod­ucente visto l’ingente investimen­to che richiede a dirottare investimen­ti per fonti rinnovabil­i ad aziende altamente inquinanti che approfitta­no mediante greenwashi­ng dei soldi del Recovery Found. I tempi cambiano, le grandi opere anche ma non la loro inutilità.

Le CSS considerat­e dalla Corte dei Conti europea uno spreco di fondi per catturare solo 4 milioni di tonnellate

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